Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
374 G. BRUN.ATt, Tre vite per la tnia manziere ritorna a parlarci il linguaggio d'allora, se si indugi a descri– verci un guardaroba, l'addobbo di una stanza che un personaggio ha vo– luto così e così, la fisionomia e quasi l'espressione di un parco che un giardiniere sapiente ha ottenuta con quel determinato gioco di viali, d'al– beri, di aiuole, di colori armonizzati o a contrasto. L'antiquario de L'oriente veneziano, di Quanto mi pare, di Quaresimale, dà la mano al decoratore moderno di Tre vite per la mia, specie nelle pagine dedi:. cate all'appartamento di Biagina, la protagonista, nelle quali si ha come l'impres"lione di veder spodestato il dramma dallo scenario. Episodi descrittivi a parte, direi che il Brunati sia adesso più vicino al Fogazzaro e all'0riani, ma non al migliore Fogazza,ro e nemmeno all'Oriani migliore. La sua protagonista ci dice. che delle Marine di Malombra e. delle Ide de Sinis non s'è rotto lo stampo. Fogazzaro è presente nella materia: ancora un adulterio spirituale, consumato, dalle prime alle ultime pagine, da una donna, la quale riesce a mantenersi, come si suol dire, onesta, serbandosi fisicamente fedele al mari.to ch'ella s'impone pur continuando ad amare quello di un'altra. L'azione è com– plicata da un non meno tenace amore per lei da parte di un uomo anch'esso non libero, ch'ella odia e fugge dapprima, e al quale indulge alla fine, ma solo nel segreto del proprio spirito e vinta da pietà. 0riani, e diciamo pure anche Brunati, è nella vivacità aggressiva delle fugge– voli e non sempre scoperte entrate polemiche, a sostegno d'una tesi che si vede e non si vede, ed è a ogni modo meno impegnativa per l'autore che per la protagonista, la quale parla in prima persona e narra essa medesima il proprio romanzo ; ma più, nel modo di stringere i nodi e 1 di scioglierli, e nel gusto delle situazioni piene di tensione. Quello che manca, a questo·romanziere vecchio stile, è un suot pro– blema dello stile. Tentativi per imbrigliare la propria naturale sciol– tezza e magari anche bravura, ne aveva fatti, in molte pagine di Quanto mi pare specialmente; e in più d'una di Quaresimale ; ma son proprio quelle che mostrano, a venti anni di distanza, le rughe. Vi si avverte la maniera, di chi il problema espressivo lo sente come ambi– zione della parola rara e sensuale: anc6ra e sempre D'Annunzio. Me– glio, allora, la spontaneità troppo .facile di queste Tre vite per la mia.. PIERO NARDI. G. B. ANGIOLETrI, Il buon veliero. - Giuseppe Carabba, Lanciano, 1930. L. 9. Ritroviamo nel Buon veliero, svolti e qua e là alquanto « roman– zati», alcuni dei motivi più intimi del libro che µa dato ad Angioletti la prima e piuttosto rumorosa notoriet_à: Il giorno del giudizio. Sono i motivi dell'inferno cittadino, del lavoro, dello stento e del viver difficile; e quelli della rassegnazione, della libertà interior,e e della dignità del pensiero umano. A chi rammenti, e saranno molti, le virili .accettazioni di Settentrione e di Amico all'osteria, queste prime prove della maturità espressiva di Angioletti, appariranno nella loro luce di opportune va– riazioni, non già ripetizioni, di quei tèmi, anche prose come N atti di BibliotecaGino Bianco
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