Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

G. BRUNATI, Tre vite per la mia ,373 GIUSEPPE BRUNATI, Tre vite per la mia. - Mondadori, Milano, 1930. L. 12. Qùest'ultimo romanzo di Giuseppe Brunati non esce dalla sfera d'influenza dei grandi romanzi italiani dell'ultimo ottocento e del primo novecento. Si pensa al D'Annunzio, al :Fogazzaro, all'Oriani: al D' An– nunzio più specialmente. Già L'oriente veneziano (1903-1906), con cui il Brunati cominciava la propria carriera di romanziere, moveva su orme dannunziane, seb– bene le vie battute potessero parer piuttosto quelle aperte da Louys e Barrès: era la sensualità sazia di Andrea Sperelli, fatta spettatrice tl'orgie alessandrine nella città lagunare della bellezza e della putredine. Nel secondo romanzo del Brunati, Quanto mi pare (1907), il dannun– zianesimo non si rivelava tanto nello spirito, quanto nel gusto deco– rativo. V'erano pagine e pagine descrittive piene di squisitezze verbali ed erudite, come nella presentazione del castello di Tenta, e delle sue cantine, buon pretesto, queste ultime, a sfoggio di rara cultura in ma– teria di stoviglie, ceramiche o porcellane; e v'erano, alla mensa del castellano, conversazioni e conversazioni interminabili, legate per un filo quasi invisibile all'ordito del romanzo, e in cui l'estetica s'ostinava a far capolino. Ma all'ultimo la figura di Romeo di •renta, con Ìa sua salace avventura e i personaggi che la avevano resa possibile, si pi– gliava un posto di primo piano, restaurando la prospettiva e grandeg– giandovi così da eclissare tutti gli elementi decorativi. Quaresimale (1910), terzo e penultimo romanzo del Brunati, restava però, e decisa– mente, nell'orbita dannunziana. Nato, par quasi, da una specie di reazione polemica nei confronti col Fogazzaro, come se l'autore si proponesse di rifar Il santo dandogli più umana e artistica consistenza, si salvava dalla tagliola fogazzariana rincappando in quella dell'autor del Piacere e del F'uoco : l'azione moveva, attraverso l' estetica della voluttà, verso l'estetica della rinuncia, con distrazioni continue che l'appesantivano inorpellandola: mezzo capitolo dedicato alla rievoca– zione degli antichi carnovali padovani, per bocca di un sacerdote ca– pace di far con la parola quello cbe gli alluminatori d'una volta sape- - vano far coi colori e con le foglie d'oro; un intero capitolo, e assai lungo, rinarrante la storia della Basilica del Santo e delle arti figu– rative a Padova, in un colloquio fra quel sacerdote e un appassionato di mistica nera eruditissimo; e poi tutta la schiera delle Sante tentate. uscenti dai quadri, dalle stampe, dalle miniature, dalle agiografie, per tentare alla lor volta un ministro di Dio, con preziosismi di questo genere : « Sant'Emilian:a appariva esangue come l' Ostia dissostan– ziata .... Nel suo cerchio di piombo, ogni vetro racchiudeva un episodio d'amore aureolato col sangue dei tramonti voluttuosi.... E il letto era composto con i sudari dell'ottava dei morti, con i piviali di set– timana santa. Una Particola attutiva e rosava la face rossa della lam– pada. Sant'Emiliana avrebbe potuto svenire di gaudio tra le braccia del Maligno, dopo aver contato nel divin Cibo, le spine del Reden– tore, le piaghe della Passione»; e cosi via esemplificando. Alla distanza di vent'anni dalla comparsa di Quaresimale, il ro- BibliotecaGino Bianco I

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