Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
A. CAJUMI, Galleria 371 critica Cajumi si sa mantenere. Il genere dei ritratti sarà nobilissimo per tra.dizione; ma solo una fede magica può far stimare che per esso si arrivi a « pensare come avrebbe pensato», in una determinata occa– ,sione, un poeta (niente meno, Leopardi). I grandi ci paion sempre su– periori alla loro effigie, ai dati psichici, alle condizioni della vita, agli accadimenti; invece di ridurre i grandi alla misura biografica comune, sarà da supporre, per carità, la grandezza di ·ognuno in qualche iuac cessibile e irrivelato suo moto interno. La •predilezione del ritratto è forse il segno della propensione a analizzare le figure più vicine allo spirito proprio, i modelli e i maestri. Perciò, atto di omaggio e di riconoscenza, il primo dei personaggi con– siderati è Sainte-Beuve: Sainte-Beuve nume tutelare potrebbe ispirare un lungo. cammino a un critico insodisfatto di certa sprezzatura e ra– pidità moderna. L'antesignano degli scrittori di terza pagina è tutto uomo di studio; l'intelligenza, la spregiudicatezza dell' « essayist » si associa in lui alla preziosa attenzione del benedettino. Ogni articolo suo si muove come un racconto, con il protagonista ben rischiarato e discusso, eppure raggiunge la sicurezza equilibrata del giudizio come fosse una dimostrazione. Forse a Cajumi sfugge la mira ultima della lunga fatica saintebeuviana, perché tra le righe degli scritti vede sem– pre apparire la figura dell'uomo; ricerca l'eco psichica e tralascia di addentrarsi tra il meandro delle indagini sottili fino al nucleo dove l'impegno critico si fa sentire essenziale. È garantito che Cajumi, uomo di coraggio, non nasconde nel cassetto i suoi veleni : essi circolano negli scritti, rompendo con effetti di scandalo le rappresentazioni più accorr.e. più simulatamente tranquille; si diletta d'un giuoco morale, in cui il giudizio scatta a sorpresa. Ma si può pur pensare che giovasse a Sainte– Beuve di riversar altrove il pieno del suo animo, di purgarsi in un quaderno segreto degli umori più acidi e più personali, talvolta anche dei più nobili sdegni; cosi custodiva per _sé le pagine infiammate, o al più .le riserbava ai posteri. La continua costrizione gli fruttava; il linguaggio sorvegliato nop. perdeva la trasparenza e raggiungeva la sot– tigliezza, la furberia d'una cifra. Oggi ancora la sua facoltà d'osserva– zione critica ci maraviglia da quanto è serena e staccata, e l'acume del suo ingegno. è più convincente proprio perché ce lo dobbiamo scoprire dissotterrandolo nelle caute parole. La resurrezione della critica saintebeuviana a traverso questa « gal– teria » di ritratti non pare soddisfacente, ma questa è una fortuna: vuol dire che Cajumi è fuori di tutela. Il desiderio dei modi o delle mode passate è un tentativo polemico e l'insegnamento dei maestri non può ·esser rappreso in una ricetta esterna. Scartato il pretesto d'un « ri– torno ai principi», Cajumi si dimostra un contemporaneo scontento f combattivo, un risuscitatore di figure e di momenti della storia in cerca di schietta icastica umanità .. -Senza fare quistione di razza, ristretta nei limiti dello spirito regionale, solo per accennare una somiglianza in certo modo chiarificatrice, si può avvicinare il piemontese Cajumi a Gobetti e a Pellizzi; intendendo una parentela del tono, una coinci– denza dei motivi impliciti, non una corrispondenza dei problemi o delle idee né tanto meno un reciproco influsso. BibliotecaGino Bianco
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