Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

370 A. CA.JUMI, Galleria l'occasione anche se nei singoli articoli non abbia peccato di giudizio frettoloso ~ li possa rileggere, al paragone degli anri.i, senza ~u~~i una, virgola, è raro il caso che non perda qualche cosa a r~ccogher!i; _eraro che facciano corpo per il lettore interessato, spesso mvece si distrug– geranno per la vicinanza e a leggerli di fila sel\).brerà che nessuno ri– manga bene in fuoco. Perciò se dalla lettura nasce un principio di consenso, cioè se si giunge a capire l'animo del critico, si ha già da ammettere eh~ _l'oper:31 della raccolta non è stata vana. Più che il tono della sua critica, di– sperso nei frammenti, da un libro, quando valga la pena di sentirla, giunge la voce dello scrittore; vi si palesa, invece che la coerenza teore~ tica, una coerenza vitale, di sentimenti e di risentimenti, di ubbìe, d1 passioni e magari d'ingiustizie. Quello che ci appare ingiusto è il segno più spiccato d'una persona, la ragione intima alla quale cordialmente si affida e per cui si danna o si salva. · · Per considerare l'opera di Cajumi, queste premesse, secondo me, sono necessarie. La sua attività critica scuote le consuetudini, tocca, anche se passa rapida, il fondo del pensiero comune, disturba i pigri e riaccende le discussioni per tutti. Ma a un critico che si professa prima di tutto psicologo non sarebbe cortesia muovere appunti di estetica pura, poiché le ragioni che gli si po13sonoopporre· non distruggono l•.~ pagine vive che ha scritte. Si può tener fede alle idee che più gli sono ostiche, ma non ci si sente capaci d'infierire a nostra volta col tono violento ch'egli adopera contro gli uomini insigni dai quali gli pi.1!,:,e dissentire. Egli stesso è più umano e più delicato quando non ha davanti a, sé un discordante pensiero, ma le figure dei letterati, gli aneddoti, le circostanze, il costume del tempo; e, come commento al resto, i ro– manzi e le poesie. Ha scelto i suoi personaggi con acume e con gusto, li ha guardati con piacere; tutti li ba fatti un poco parenti, nel suo occhio ; così ha composto .con sobrietà. di tocco e con incisione· pre– cisa la sua Galleria. Il titolo limita e interpreta; la sua attenzione non va oltre il ritratto, e vuole che il ritratto, espressivo, spiritoso, senza nimbi, senza sfumature, sia la concretezza, la risoluzione intera d'una persona. Prima che in questa Galleria il Cajumi si era rivelato in un'a,1- tra raccolta, I cancelli d'oro, animata dallo stesso spirito d'ora: m,1. forse da un'ingenuità più ba.ldanzosa_. Aveva costruito su L'arte del ritratto (uno dei saggi inclusi) una teoria tutta polemica: « Il ritratto, completo e geniale, d'uno scrittore è sufficiente per render palese la fonte della sua arte e la natura della sua ispirazione, descrivendo gli aspetti in cui entrambe si manifestano ; da noi si brancola fra vuote formole e un confuso mareggiare di pallidi concetti.. .. Resta inteso che , la critica dei ritratti presume che lo scrittore che la presceglie sia an– zitutto un artista (sebbene l'erudizione appaia in ogni modo indispen– sa~~le) e ~bbi~ delle doti ~ romanziere, ossia l'intuizione psicologica e l 1mmagmaz10ne necessarie per creare una figura viva e inquadrarla nell'età che fu sua». Parole vivaci e punto persuasive che sfondano colla loro violenza programmatica gli orizzonti in cui nell'atto della BibliotecaGino Bianco

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