Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
G. BERTONI, Linguaggio e poesia 369 Puglie, con le sue alucce in forma di croce vien detta la morte non è h . ' ' e 1 non veda da quale immagine sia nata la denominazione ». Allo stesso modo l'origine fantastica delle parole ci è attestata da recenti studi S'Uinomi del pianeta Venere, del rododendro, della lucciola, della pri– ~avera (per citare solo alcuni degli esempi che il Bertoni, giovandosi di r1c~rche sue ed altrui, illumina con vivace dottrina). Certo quest'indagine, che vuole attingere alla misteriosa creazione <lei vocaboli, e metterne in rilievo il tono sentimentale, e discerner tra essi quelli ricchi e doviziosi dagli altti poveri e stel'ili e tratta insomma il linguaggio come un'opera letteraria (per usar le pa;ole stesse del Ber– toni), è difficile e delicata, ma non perciò meno necessaria: per essa la glottologia, meglio che scienza del linguaggio, rivolta a scoprire leggi più o meno fisse e sicure, si avvierà a diventare storia della lingua, attenta ai fatti particolari e al loro significato spirituale. D'altronde l'abbon– dante materiale di nomi raccolto per ciascuno oggetto gioverà anche, in sede empirica, ad un più accurato controllo sulla conservazione di certe basi lessicologiche, a una determinazione meglio adeguata della crono– logia di queste basi, a una più sicura discriminazione degli etimi. Il nucleo di questo ragionamento è, come ognun può vedere, un concetto tuttora vivo e fecondo dell'estetica crociana. Ma l'originalità del Bertoni consiste nell'averlo sviluppato ed arricchito per una con– creta via, dal Croce soltanto additata, o magari iniziata, ma non mai seguita fino in fondo e di proposito. D'altronde il Bertoni rivive il pen– siero crociano con un fervore e una convinzione che basterebbero a far di queste pagine una cosa viva ed attuale. E non si contenta di indicare un metodo, ma ne dimostra l'utilità con varietà e ricchezza d'esempi singolari ed appropriati. Le parole singole, la fraseologia dialettale, i canti popolari diventan davvero per lui segni vivi d'un'attività fanta– stica germinale, e non più, come furon per tanto tempo, oggetto d'una curiosità minuziosa e fredda e solo apparentemente scientifica. Baste– rebbe da sola questa dovizia di esempi concreti e illuminati nella loro intima ragione poetica, (non sempre tale che il profano possa coglierla a prima vista e facilmente), a dare un sapore umano, e quasi direi agre– ste, a queste pagine del Bertoni, le quali anche per sé son prive di ogni secchezza e aridità, agili perspicue e sorrette da una convinzione pro– fonda. NATALINO SAPEGNO. ARRIGOCAJUMI, Galleria. - Buratti, Torino, 1930. L. 12. I quattro saggi che Lytton 8trachey intitolò Em-i'rie~t Victorians son cosi organici e bilanciati che si completano necessariamente come quattro atti di un ben costrutto dramma: chi comincia a leggerne uno non può far a meno di arrivare fino in fondo. Questa però non è la regola. Le qualità stesse che aiutano la ~ompilazione d'~n. a,rtic~lo, il piglio e la sveltezza giornalistica, il taglio netto, la r~p1d1t~ dei ~on– trasti l'immancabile sprazzo finale, sulle lente pagrne d un libro avran~o il più delle volte il fiato mozzo. Il migliore dei critici, abituato a dir sempre cose chiare e a non lasciarsi trascinare a rimorchio dal- 2L - Pè(lnso. BibliotecaG,no Bianco
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