Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

366 R. D.A.VIDSOHN, Firenze ai ·tempi di Dante dell'altro. Quali siano non importa, perché più di e·sse preme una consi– derazione di un certo peso sulle vicende della storiografia fiorentina del– l'ultimo cinquantennio. Con l'idea fissa che, dopo Dante, s~ abbia una svolta in senso retrogrado, alla, storia di Firenze si sono poste delle co– lonne d'Ercole, oltre le quali sembra si sia avuto paura o· ritegno di avventurarsi. Più spesso è stato disprezzo per una. storia « non eroica». Gli storici maggiori (Davidsohn compreso) si sono fermati alla morte di Dante; gran parte dei minori, in studi parziali, non sono usciti dai tempi predanteschi e danteschi. Se finalmente si rompesse l'incanto di quelle colonne d'Ercole e si procedesse oltre ? In verità il Davj.dsohn ebbe ragione di rifarsi da capo e nessuno potrà mai contestargli l'alta benemerenza di aver « dedicata la vigile cura di quasi quarant'anni» alla storia di Firenze. Quando egli si pose all'opera, quella storia in generale si imbastiva ancora sulle cronache ed erano appena cominciati i primi tentativi di ricerche sistematiche nelle fonti d'archivio. Il tedesco, con la costanza e la tenacia proprie della sua razza,, compì un lavoro da benedettino laico, accumulando schede su schede, frugando in ogni angolo di archivio e di biblioteca; e; a periodi più o meno lunghi di tempo, si vedevano apparire i densi e fitti volumi della Gesohiohte e delle Forsohungèn, che pochi erano in condi– zione di leggere, ma a tutti lasciavano l'impressione di un'opera gran– diosa. E tali quei volumi sono veramente, se si considerano la scrupolo– sità d ella indagine e la vastità della erudizione, le quali di per sé scu– sa.no abbondantemente qualsivoglia censura si possa muovere alla rico– struzi one storica o alla interpretazione che degli avvenimenti studiati il Davidsohn dà. Dell'opera noi non abbiamo a tutt'oggi in italiano che il principio e la ,fine, il primo volume e l'ultimo. È da augurarsi che qualche Ente di cultura o editore coraggioso ci dia il resto, cioè il più. Perché l'ultimo volume, anzi l'ultima parte dell'ultimo volume, abbia avuto l'onore del– l'anticipazione non si può intendere senza tener presente l'intera opera nell'originale tedesco. Il Davidsohn ha narrata la storia politica di Firenze in tre volumi divisi in diverse parti. Il quarto, formato alla sun, volta di tre parti, reca il sottotitolo Die Fruhzeit der fiorentiner Kultur. La traduzione corrisponde appunto alla terza parte di questo quarto volume. Il titolo dato alla traduzione non deve perciò trarre in inganno. Qui non abbiamo che aspetti della vita civile e religiosa di Firenze, sto– ria della cultura, topografia cittadina, storia della vita privata e del costume. I tempi di Da-nte sì, ma visti nell'ambiente esterno e intesi con una certa latitudine cronologica ai di qua e al di là della durata della vita del poeta. Q.uadri e impressioni d'uno che visita ·con occhio curioso Firenze tra il Dugento e il Trecento, avendo a propria guida spogli di archivio e di biblioteca ordinati per servire allo scopo. Perciò il volume sta a. sé e si comprende perché sia stato tradotto a preferenza degli.altri. Forse non è errato l'asserire che esso è destinato ad esser letto anche a preferenza degli altri, se un giorno saranno pubblicati in edizione italiana. L'autore ci sorprende più con la ·dovizia della sua erudizione che con l'attitudine a ricostruire e sintetizr.are. Chi, per es~mpio, avrebbe BibliotecaGino Bianco

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