Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

T. FIORE, La poesia di Virgilio 363 r~ggiun!o ?i balz~, bruciando (sic) tutte le stazioni intermedie», o, peg– gio « noi c1 appemamo per la povera povera creatura debile come tante ~ltre >~. Dispiace notare queste cose i~ un libro, che, n~l suo complesso, è .supe;1ore al tant? celebrato libro del Bellesort, meglio composto e più ar– momco, ma assai meno profondo. Soprattutto il Fiore scrive con troppa abbond~nza: è f3:cile trovare filze di nomi e d'aggettivi, che si seguono 'Separati da una virgola, e non finiscono mai come se volessero dar fondo all'universo. Lo scrittore è sempre eloque~te: quello che deve dire lo vuol ripetere sempre in nuovi modi, e sempre gli pare di dir meglio'. Si direbbe eh~ il_suo autore non è Virgilio, ma Ovidio, che, quando ha detto tutto, commma sempre da capo. A me questo tono predicatorio un po' se– centesco non dispiace punto: almeno ,è originale, ed è sempre più diver– tente dello stile melenso e accademico di tanti libri di critica. M.a, intendiamoci, preferirei uno scrittore più asciutto. E amo molto i grandi coloristi; ma spesso son proprio quelli che più risparmiano il ,colore. Gl!lNNNARO PERRO'ITA. GINO CAPPONI, Storia della Repubblica di Firenze. - Barbèra, Firen2je, 1930, voll. 2. L. 100. ROBERTO DAVIDSOHN, Firenze ai tempi di Dante. Traduzione di Eugenio Duprè Theseider. - Bemporad, Firenze, 1929. L. 65. Per una fortuita coincidenza la vecchia Storia della Repubblica di Firenze di Gino Capponi si ristampa, mentre vede la luce in vèste ita– liana l'ultimo volume della Storia di Firenze del Davidsohn, pubblicato nel 1927 in Germania nel testo originale tedesco. Cinquantacinque anni costituiscono una bella anzianità per un'opera ehe, aspettata con grande d._esiderioal suo nascere, non soddisfece troppo i critici e lasciò scontento lo stesso autore. I critici, dai più severi ai pii) temperati, parlarono di ricucitura di cronache e di vecchie storie eon criteri un po' angusti e senza volo di pensiero, pur lodando la co– stante diligenza dell'autore di serbarsi obiettivo e imparziale. Il Cap– poni, da parte sua, prima che l'opera uscisse, accennò a difetti di forma, prevedendo che essa sarebbe stata giudicata pesante e noiosa. A leggere oggi nella Nota editoriale che l'opera è« spesso ricercata» si deve necessariamente pensare che gli oroscopi sui libri valgono quanto quelli sulla vita degli uomini. Certo che alla fortuna della « Storia» del Capponi (questa è non la seconda, ma la terza edizione) ha contribuito molto una circostanza estrinseca: l'essere sola .a presentare in un quadro d'insieme le vicende della repubblica fiorentina d.alle origini alla caduta. Per quasi mezzo secolo, a prescindere da modeste compila– zioni a carattere divulgativo e popolare, essa ha fatto testo. Il Perrens, venuto dop9 con i suoi nove volumi, aveva il torto di essere prolisso, non immune <la errori e francese. Il Villari, in una serie di studi ben condotti ma a carattere monografico e perciò senza lmità di esposizione, si era arrestato ai tempi di Dante. Il Càpponi insomma restava l'unico storico consigliabile, sebbene col passar degli anni e col progredire degli iblioteca Gino Bianco·

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