Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Freud e i motti di spirito 353 schiaffi da un compagno che si urtò per la sciempiaggine del motto : e in fine la sola cosa comica cui desse luogo quel mot d'esprit fu que– st'ira improvvisa che mise in imbara.zzo i presenti, ma fu poi sempre ricordata con gran riso. Una freddura per alcuni lietissima e per altri esasperante fu, qual– che anno fa, il dramma futurista intitolato Luce. Si presentava alla ribalta un attore e annùnciava il titolo e la ra-ppresentazione di questo dramma, al quale avrebbero partecipato più di mille attori. Urli, fischi, sberleffi accoglievano la dichiarazione. Ed ecco che nel teatro Ri spe– gnev~o affatto i lumi. Passato qualche istante, qualcuno cominciava a chiedere: Luce, luce! Poi tutto un coro, dalla platea al loggione, urlava: Luce Luce. E la luce si faceva allora nel teatro e sul palcoscenico, men– tre rapidamente calava il sipario. Il dramma era finito : e veramente afl esso avevano partecipato più di mille attori, con una parte assai breve, che consisteva nel dire : Luce, luce ! Freud tenta tutti gli sforzi per cercare un segreto che non esiste : ed eccolo a comparare analogicamente i processi dell'esprit con quelli del sogno, che ha un contenuto manifesto ed un contenuto latente. ~on si sa poi perché il -contenuto latente, divenuto chiaro, non possa a sua volta nascondere un contenuto più profondo, all'infinito. Comun– que le somiglianze che Freud illustra tra il motto di spirito e il sogno : spostamenti, controsensi, sbagli di ragionamenti, rappresentazioni indi– rette eccetera, sono affini a quelle che si potrebbero trovare tra la vispa Teresa e la farfalla, tutte e due creature di Dio, la biscia e il ciarla- . tano, la mosca e il cocchiere. E non &iaccorge il Freud di rovinar tutto l'edificio quando è costretto a segnare le differenze tra i due processi, scrivendo tra l'altro: che l'elaborazione del sogno ricorre agli stessi mezzi dell'esprit ma oltrepassa nel loro impiego i limiti che lo spirito rispetta. E quale è la più coerente e insistita teoria che sull'esprit vien soste– nuta da Freud ? Questa: lo spirito elude le restrizioni e gli ostacoli posti dalla civiltà e ci restituisce sorgenti di piacere_ divenute inacces– sibili. << Noi diremo che il riso si libera nel caso in cui una somma ùi energia psichica, dapprima impiegata nell'investimento di certe vie psi– chiche, ha perduta ogni capacità di uso, di modo che si può liberamente scaricare». Risparmiare uno sforzo fisico, scuotere il giogo della critica, ristabilire le libertà primitive (di quando ? della favoleggiata selva primigenia ? del caos ? del grembo di Dio ?) : anche: alleviare la tiran– nia dell'educazione intellettuale, ingannare la critica e sostituirla con lo spirito. Lo spirito permette ciò che l'arcigna critica vieta. Tesori d'ingegnose ricerche per conchiudere con una frase anodina. Nell'esempio che si è citato di roux et sot, scomposizione di Rousseau si scoprirebbe, secondo Freud, assai facilmente l'economia realizzata: « Noi ci risparmiamo cioè la pena di fare una critica, di formulare un giudizio: tutto è contenuto nel nome stesso». Ragionamento ingenuo il quale dimentica che se il giudizio è ben contenuto, è dunque stato for– mulato: chi dice a Freud che il giudizio dovesse richiedere un diverso giro di parole ? ,Solo una presunta norma grammaticale. Ma perché, in ogni caso, il principio di Freud fosse vero, bisognerebbe che il soggetto 23. - Pè{}aso. ibliòtecaGino Bianco

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