Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
352 F .. Flora detto che occorrerà tagliare non so quale delicata parte clel corpo, già, in cancrena si volcre a un celebre Ippocrate napoletano. - Non è ne– cessario tagÌiare, _:: dice costui. _:_Ah, - esclama il principe, - lo di– cevo io che il mio medico è una· bestia! - Infatti, - sentenzia il nuovo medico, che ha il cuore magnanimo, - infatti, è inutile tagliare : cadrà da sé. Quando avrete detta la, più squisita spiegazione cli questo motto, vi accorgerete che la sola spiegazione è nel motto stesso : nel suo autonomo e originale carattere. Il condannato a morte di cui parla anche Freud, che dovendo mo– rire il lunedì esclama: « Ecco una settimana che comincia bene » : o quello che invitato a dire -il suo desiderio ultimo che sarà soddisfatto, dichiara di voler apprendere il cinese; Madame de Maintenon che vien chiamata Maintenant; il futurista convertito che prima scriveva le parole in libertà ed ora le parole in libertade ; lo scrittore francese che molto ispirandosi a Leonardo da Vinci è chiamato Leonard de Vichy; un tale che si chiama Napoleone !1 pronunzia male l'erre e che vien detto Napoleone il Glande; il medico che considera la sifilide come un male che divide gli uomini in tre categorie: di quelli che l'hanno, di quelli che l'hanno avuta e di quelli che l'avranno; Maffeo Pantaleoni che ammette due sole scuole di. economia, di quelli che la sanno e di quelli che non la sanno; Gianvincenzo Gravina che definisce seccatore colui che ti toglie la solitudine e non ti dà la compagnia (facendo un motto di spirito che desta un'allegrezza soltanto interiore e difficil– mente crepita in riso): ecco, alla rinfusa, esempi che son fatti per in– vocare ciascuno, pur nell'apparente somiglianza, una interpretazione teorica diversa: prova estrema della vanità di una teoria che pretende sostituire una generalità, fissa alla mobile individualità universale. - Capire un motto di spirito, significa collocarlo nella sua sfera na– turale o di àrte o di pensiero o di azione. Si tratta di pie.coli drammi la cui catarsi e il cui. svolgimento sono interamente spiegati nella de– terminata situazione. Ed è noto poi che molto influisce il particolare umore del narratore o scrittore: alcuni dispongono già al riso pel fatto stesso di aver fama di uomini spiritosi o per altre loro qualità subito comunicative. Uno stesso motto di spirito in bocca di un buffone o di un uomo fine, a mensa o a digiuno, di mattina o di :qotte, innanzi a gente grossa o delicata, amica o conoscente, e così via, diventa cosa di– versa. Il motto del famoso cardinale ghiottone (uscito di casa dopo pranzo, a un pov_ero il quale gli chiedeva l'elemosina dicendo di non aver mangiato da otto giorni, rispQse: « O beato te, io mo' crepo»), l'ho inteso, con lievi variazioni, più volte: e semprè aveva un sapore più grasso o più- magro, ostile ed amaro o indulgente e tranquillo, a seconda del narratore. - E ci son narratori e fredduristi che non c olgono a ffattò il segno per puro sbaglio di tono. In un'allegra brigata, avep.do qualcuno detto di voler abitare a pian terreno, ci fu un comme nsale c he rispose: « E perché non a pian divino?». Contrapponeva terreno e divind e non c'era nulla di m;:1ile.Petrolini col suo tono avrebbe fatto acc;ttare e gustare una cosi insipida freddura. Ma l'autore invece ne ebbe due BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy