Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

204 B. Sanminiatelli leva riprendersi, come i fiori che a poco a poco rizzan su di nuovo il capo e le foglioline. Ora sembrava piena di lucidità. S'i~tendeva dei quadri, dava giudizi. Ma a quando a qu~n~o (~ Cesarmo, con terrore, sentiva avvidnarsi quei momenti) gh s1 strrngeva r.-0ntro e gli diceva : Amore.... . Quand'arrivarono alla villa non c'era nessuno. Le ombre rnva– devano la casa e dava1I1tia loro, sibilava la fiammella azzurrognola di un samovar. 'Pina sbocconcellò urn biscotto con quei suoi terri– bili denti e venne a roderlo sulle gilllocchia di Cesarino. Il quale sentì su lui il peso morto di quel corpo sfiamcato : un peso che nes– suno si sarebbe figurato, vedendo quella sua faccia cornsurnta. Il corpo, nutrito del suo stesso piacere maturo, prendeva dominio e il volto si cornsumava. Cesarino pensò ehe la Pina dovesse essere piuttosto ottusa se lllon sentiva l'odio perfetto che egli ne provava . . D'altra parte, come cacciarla via se, proprio per merito suo, gli era capitata· l'avventura, se stava per diventare l'amante di una donna vera, di una donna grande ? Tuttavia, tamto insopportabile gli era diventato quel pondo morto, si sentì così paralizzato in tutto il corpo, cosi sudicio e abietto che avrebbe voluto piangere. Se fosse almeno entrata in quel momento la zia Berenice, se fosse avanzata dritta su lui con quei suoi passi d'automa e que' terri– bili suoi occhi spalancati e quel riotiis che ,non si sapeva s'era pianto o sorriso, se l'avesse afferrato per un braccio senza. d'ir iiliente, soltanto guardandolo e sorridendo (o piarngerndo) e l'a:vesse accompagnato, tutta nera, alla porta! Ah sentirsi gastigato come un bambino per poi pentirsi o ribellarsi, non importa. Potere sfo– garsi, ripulirsi tutto! E la zia Berenice erntrò in quel momernto, tutta nera e silenziosa. Accese la luce. S'avviò zitta verso di loro a grandi .passi d'automa, fissandoli con occhi spalalilcati, sorridendo o piarngendo. Final-_ mente! Ma la ragazza aveva preso agevolmente un atteggiamento disinvolto. La zia s'avvicinava sempre. Il suo viso, i suoi occhi s'i!Il– gralildivano, tutta quanta s'ingrand'iva smisuratamente. Sembrava un fantocciorne. Cesarino si seintiva diacciato. Aspettava di vederla alzare un braccio apocalittico, appuntare u111 dito ossuto, come un santone, sentirsi peccatore, perché il peccato .è il primo .stadio della purificazione. Disse la zia Berenice: - Così 1110:n_ ci potete vedere, ragazzi. - Ma la, sua voce aveva il suono di tutti i giorni, quel suono calmo con cui diceva ogni cosa, 00111 cui un tempo aveva detto, pochi minuti prima che· gli fosse morto il figliolo : - Non ha nulla, una cosa passeggera, è inutile chiamare il dottore .... - Non so se avete qui tutto ciò che vi occorre, - disse squa– dr arndo il tav olino del tè: - Se no, su0111ate pure per il cameriere._ E conti:p.uò : - Avete potuto visitare la pmacoteca? C'è poca luce, p urtroppo, là dentro. Pensano di far dei lavori. È urn vero pec– cato .... BibliotecaGino Bianco

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