Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Cesarino in vacanza 201 non dava spiegazioni ; a volte riprendeva la zia per qualche iinge– ,nuità. Sotto il castello s'eran fermati i ciechi e gli storpi a vender noc– ciòle e castagne. Appu1I1tellati collltro le mura, al sole, fermi come gechi, parevano escrescenze di pietra. Pina era discesa a comprar castagne. Si divertiv~ ainche a coglier capperi su un vecchio mu– raglione, spiccando salti d'una grazia inutile. Cesarino guardava .spaventato, dopo la scena del mattino, quell'abband'o1I10 agreste che pareva aprirsi senza limiti né reticenze, quella doppia 1I1atura di Pina o il suo straordinario potere di :finzione per cui comunicava, in quel pomeriggio, a chi IIÌon 1a conosceva, una gioia intima, familiare e campagn,ola. Si sentiva girar la testa. Ma, poteva anche essere l'automobile. Prima di tornare alla villa, passarono, come di consueto, dal palazzo in città, perché lo zio Saverio, pedante e abitudinario, amava iuformarsi ogni giorno se c'eramo novità in amministra– zione ·e posta da ritirare. Imboècaron,o una viuzza corta, solitaria, piuttosto un budello cieco, all'ombra .scura di una chiesa mOlll.umen– tale, tutta serrata a quell'ora. La strada pareva u!Ila navata sco– perta. Da U!Illato era oppressa e spaurita dal palaz7io nero che riversava fuori a1cUJlle. enormi, spaverttose cariatidi, tutto chiuso, tra'Irne il mezzainino basso col pavimento a rozze tavole di legno. Lo .zio Saverio vi si inoltrò, percorse alcuni bugigattoli come uno sca– rafaggio, tra U!Ilafror di libri e ~i muffa, tir3Jndosi dietro Cesarino il quale sentiva al disopra del soffitto bassissimo, oome un'oppres– ~ioo2, la vacuità delle sale capaci, risuonanti di silenzio. Perché lo zio se l'era tirato dietr,o? S'era forse accorto che per la strada nes– suno s'occupava di lui ,nonostante il suo berretto a scacchi e i suoi bei guantoni alla moschettiera, mentre quel coccolino di suo nipote che puzzava ancor di latte, era là, portato in palmo di mano dalle sue donne ? Beyiedetta gioventù! -Ma lui sapeva che cosa ci sarebbe voluto per quell'adolescente amasio: vita di caserma e qualche buo,na lavata di capo come sanno dare i militari, che faJiino tanto bene! L'arnministrat,ore e l'amanuense, rintamati là dentro, scoloriti ·come la polvere e gli archivi, simili ai 1ombrici che, per il lungo stare al buio, prendono il color della terra-, si levarono untuosi e li salutarono sotto una luce artificiale che li faceva venir fuori da un mo111do d'i spettri. Cesarino non li poté sopportare. La nausea gli rimontò su con un fortissimo mal di testa dalla parte sinistra. Non poteva sopportare in quel momento alcuna compagnia. Andò in uu gabinetto dove c'era una pacata frescura e dove poteva rac– cogliersi in riposata solitudine. C'era soltanto un ragno sull'infer– riata e quel ragno gli fece bene. Quando Pina, che aveva aspettato in automobile con la zia, lo BibUotecaG 1 no Bianco
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