Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
200 B. Sanminiatelli era 111el proprio mo111do,con perfetta disinvoltura seb~ene a~cu111e volte lasciasse scorgere uin che di usato dal troppo mestiere, d1 cal– pestato, di morto. Gli parve di avvertire sotto le s~e parole _qua~cosa che gnjzzasse come le serpi: una :fila di sotterfugi peccammosi_. 1;11 lei nessu111 riflesso fulminante, imp,revisto, perfetto. Tutto era ms1- dia, artificio, cautela. A c1:rte storielle scabrose che anch'egli, preso dalla sua follia, ]e - veniva racco1Utando essa prendeva espressioni preoocupate e so- - gnaut.i. Poi l'einorm~ assenza dell'ora e dell,a natura li avvolse. Pina, - di colpo, quando parve sicura del successo, gli buttò la testa sulle spalle. Aveva le labbra diacce e la dentatura ingombrainte. Cesa– rfa10peni-;òsubito a un cavallo morto che aveva veduto per la- strada, . giorni prima, con le labbra rattrappite in un riotits che sembrava un riso (il riso della zia Berenice) e le gengive tutte scoperte. L'mvase i.ma gramde freddezza e lucidità. Lasciò fare, si sentì condiscen– dente come u111 direttore di coscienza e pensò all'età della d-0:nna, all'incuria, al disordine, all'umiltà della sua vita racchiusa; e pensò alla sua lu111gaconvivenza con la Berenice: di nuovo l'una gli ri– chiamò l'altra. La 1 zia Berenice doveva aver fatto lo stesso, un tempo, con lo zio -Saverio. Ohi stringeva, ora, co111trodi sé, peccami– nosamente: la Pina o la zia Berenice? Già j] mattino dav,a la volta. Grave, sopra i loro sensi, proce– deva il giorno. Qualcosa di più pieno era nell'aria. Qualcosa di più maturo ·era nella Pina. Pareva maoo1ata. Camminava strascicam– dosi, frolla~ slamguidita. A colazione parlò di feste di beneficenza, di asili, di lavori, cose care alla zia. 00111 tal naturalezza, che la verginità di Cesarino ne rimaneva fortemente turbata. Si sentiva passare da uno stupore disgustato a un cinismo naturale e neces– sario. Stava seduto fra la zia Berenice e la Pina. E osservandole . ' con disprezzo, diceva fra sé e sé: - Ecco le mie due amamti. - Lo zio Saverio stron:fiò, strizzando un oochio, con aria oomplice (ma era geloso della gioventù del nipote) : - Mi sembra,· caro ni– pote, o mi sbaglio, che tu faccia un tantino di corte alla Pina. At– tenzione, attenzione, mi raccomando ..... Cesarino non rispose. Ma, gu·ardando quel sollucherone che rac– contava molte storie di corse e di clitb in maniera urtante e prolissa, pensava : - Se seguita ad andar così, vedrai che ti capita ! Dopo colazio:ne andarono a visitare un castello famoso. Tor– narono a buio, in automobile. Lo zio, provetto automobilista, se– deva fuori, accanto al meccanico, consigliandolo e rimbeocandolo senza· lasciarlo un minuto tranquillo. èesarino, incastrato fra l; d0111ne che ragionavan sempre di lavori e cli ricami e pooo sembra– vano curarsi di lui: la zia sempre chiusa, e assente la Pina con . . ' 1nt~resse (per. la sua rnatur~ femminile) ma amche éon una spede di paziente -OOilldiscendenza.Pma, che conosceva quei luoghi a memoria> BibliotecàGino Bianco
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