Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Cesarino in vacanza 199 sole prezioso, -le vetrate spalancate, lucida la porcellana, clòrido il miele, e la schiuma del Latte abbondainte e puri!,sima. Anche Pina sembrava nuova. Era piacevole prolungare la mattim.ata trastullam– dosi tra quei gingilli e quelle ghiòttoillerie. Lei cercava di ragio1I1ar di cose intime. Le piaceva, dire qual genere di biancheria portava sotto il vestito e far vedere le gambe fin sopra il ginocchio. Poi gli parlò della sua vita d'infermiera durante la guerra, ~ di tutte le malattif\ che le era toccato curare, e di tutte le operazioni a cui aveva dovuto assistere, fruga111docon piacere in ogni particolare disgustoso. Fissamdolo attentamente, parev::i,volerlo agganciare ai suoi sguardi e provava una torbida soddisfazione alla meraviglia · del ragazzo. Poi uscirono insieme, !IlOnsi dissero più nulla. Il ca– meriere che faceva pulizia sulla porta li salutò con rispetto, ma parve loro importuno. . Cammi111ava1110 affiancati, ma il parlare era di peso come il bron– tolare del tuo1110 lo111tano che vuole sfogarsi illl un acquazzone. Viali tosati con lindura, muricdoli adorni di limoni e la grande vasca dove, tra uno specchiarsi di vecchie statue, andavamo due cigmi re– gali biancamente galleggiamdo. Poi un camcelletto e, più giù, il brolo che si spogliava con rammarico. Si ·staccavamo silenziose le foglie innervate e infiammate di sol~, vagavamo sperdute prima di posare, prolungando con lamguidezza la dolce agonia. Cesarino aveva l'impressione ch'ella,, come lui, fosse nuova del · luogo, tanto -era incerto il loro procedere. SvogUato, molle, quasi spossato per la troppa im.tensa aspettativa: lentezza insidiosa vo– luta per a,umentare la voglia. Si ritr~)Varono a caso (ma· gli occhi metallici di Pillla prevedevano una mèta precisa) i111 una radura, dove il prato affeltrito èra screziato di sole e d'ombra. Il paesaggio, attorno a loro, era fermo, l'aria cristallizzata. U!Il paesaggio visto attraverso ulllo stereoscopio. Qualcosa di sterilizzato. Nulla parlava, no111 aliava insetto. Un'assenza enorme. Qui, sotto breve cielo, la Pina si fece cadere sul prato -come un frutt:o maturo che ha trovato la sua sta:giooe. C'era vicina una serpe morta, dimezzata da u!Ila vamgata. La Pina la prese in mano, l'os– servò, la mise sotto il 1I1a-so di Cesarino che si ritrasse. Nolll aveva 13chifodi nulla. Seguitava a parlargli toccand? le più intime e de– licate cose con tal naturale sicurezza che C~sarino pensò: - _Forse la lunga comunione ,OO!Il la zia fu. questa solitud11ne .... - Ma _sirese subito e◊!Ilto che ella 001I1oscevabenissimo il valore di ciò che .di– .ceva.. Gli parlò anche della zia Berenice, della loro amicizia e, di 111uov:0, la santità della zia Berenice gli parve contamim.~a. Ma quella santità avvolgeva la ragazza e Cesarino aveva la strana im– pressiOIIle di certe sacrileghe caricature di santi. Quei segreti dOIIl– neschi a cui lo facevaJilo partecipare gli attrattivi discorsi della zia e della nipote, gli spalancavimo un mondo nuovo. La Pi111a, invece, BibliotecaGino Bianco

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