Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

• 198 B. Sanminiatelli _ vinava un petto frollo e apparivamo due fian~hi opulenti che davano una strana perturbante impressione di donna matura, macerata dalla troppo sapiente pienezza, qualcosa in disfacimento. Aveva occhi_ o-rio-i ferini che uniti a quei fianchi e a quel passo strascicante, o oi, ' . . d t· davano l'idea della ca~na gravida. L'aspetto e 11 vestire mo es 1. I capelli tirati addietro. Le scarpe, molto usate, davano l'aspetto di qualcosa di marcio, le calze mostravano alcuni ram~endi. Anche quella modestia esteriore aveva_ dell'animale in lussuria. · . Non parve fare eccessiva attenzione a Cesarino e parlò alla zia di ceriR stoffe che interessavano ambedue: un discorso (sembrava) mterr,otto e ripreso parecchie volte, qualcosa di molto donnesco e importante. Queste occupazioni femminili tenevano le due stretta– mente unite 1I1ellavuota solitudine della villa. Parlava co,n voce calda : una voce--chepareva vergognosa di venir fuori, ma quam.d'era venuta fuori era sfacciata, come una donna che, ritrosa e modesta, ama, una volta conquistata, aprirsi crudelmoo.te, con voluttà. Sem– brava, parlrundo, che si spogliasse . Una femmi nilità amimale, te– nuta nascosta e viva nella lunga maceramte solitudine provinciale, affiorava da ogni gesto e parola. ·Strano era il oontrasto con la zia e strana la loro amicizia. E Cesarino, mano mano che le guardava, non poteva separarle, benché così &verse, l'una dall'altra. ' Poi, lanciando un'occhiata al ragazzo, un'occhiata furtiva, ooine per uccellarlo, la Pina sedette Ulll poco discosto, sfogliando un giornale. · /4.. Cesarino urfava specialmente quel modo di fare negligente e. vigile ò:i Pina, la quale interrompeva, quasi per adescamento o per farsi notare, ogni disoorso ch'egli tentava d'intavolare con la zia. Gli parve che Pina fosse oome una delle tam.te notizie tremende che ~ssa stessa, di tanto in tanto, leggeva ad alta voce (Uìll palco che crolla - stritolato •dal treno - si taglia il naso perché gli pruò'e) : qualoosa che la zia Berenice non capiva, di molto distainte da lei, ch'ella sopportava per dovere oome sopportava quella le_ttura e tutto il resto. · Lo :do Saverio era andato fu .camera sua a vestirsi ed aspettando l'ora dii ceina, Cesarino sentiva la ragazza che lo puntava. Erano se– rate lunghe, imprigionate come yoglie che turgono; sfilacciate oome i fiori deg·li ultimi crisamtemi alle piogge, serate chiuse, spossate. A quando a quando venivano fuori alcuni discorsi da donne di fronte a ·cui Cesarino si sentiva impacciato. E ne provava di nu~vo verso la- Pina che li suscitava, un forte dispetto. E da quel di'. spetto una specie di soggezione, e da quella soo-gezione un desi– derio. Desiderio che la lunga torbida serata ali~entava. La mattiilla dopo Cesarino, soendendo per colazione trovò sola la ragazza che imburrava Ulllafetta di pane. Il mattino ~ra vispo, il BibliotecaGino Bianco

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