Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Cesarino in vaca.nza 197 pello al cameriere. La zia sorrise modestamente, sempre allo stesso modo, sforzandosi, con piaoevoli seinbiamti, di prender gram. festa . dei suoi modi sollazzevoli, e disse com umiltà, .sicura di fargli pia– cere, che lui non era vecchio, ma sempre sulla breccia. E sorrise ancora. In fondo al sorriso parve venir su U!llsinghiozz,o. Un la– mento che, troppo trattenuto, usciva con prepotenza. Allora lo zio Saverio strizzò run occhio a Cesarimo, oome a dire : - Lo senti quant'è garbata la tua zia? - E le accostò le labbra aUa fronte. La zia chinò il capo oom rassegnazione, con mossa vefocissima, per– ché il bacio le sfiorasse appena i capelli ; e pàrve, mel momernto in cui egli le s'acoostava, che facesse furtivamernte il segno della cr·oce. Quarndo Cesarino, dopo essersi ripulito, discese la scala, sfiorava peritoso ogni porta chiusa e piena di soggezione. Una cameriera passava e ripassava, soodettando, imiziata ai più intimi misteri delle stanze gelose, e apriva e chiudeva oon gram padronanza tutti quegli usci segreti. Egli m'era quasi irnvidioso. Credeva di serntir re– spirare la nipote dietro tutte le porte, il suo profumo emanar da ogni spiraglio. Camminò in prunta di piedi, oon oroochi eccitabiJi. La scala, di legno sc"ricchiolava sotto la mollezza silenziosa dei tap– peti che si adagiavano nell'assopimento di una luce discreta. Ebbe U!ll'impressione ben promettente di calore e di .mollezza. E tanto era trasportato dalla felicità dell'ambiente, che nolil s'acoorse della zia che aspettava modestamente in .salotto, agucchiando. · Da zia Berernice gli spiegò ch'essa si occupava da sé dell'anda– mernto di casa, che IIlonaveva che un uomo e due donrne, ma che per fortll!Ila, non certo per merito suo, ma per ulila grazia di Dio che aveva voluto premiarla d:i tanti patimenti, ogni oosa andava liscia come l'olio. Gènte di fiducia, che le voleva berne, vita tranquilla, poteva dirsi felice. · Parlava a questa maniera e Cesarino si metteva due dita mel ool– letto che lo stringeva e gli comgestionava il viso, preoccupato dell'im– pressione che avrebbe fatto sulla mipote che voleva oonquistare ad ogni costo, e intimorito da quello zig navigato e criticone _che gli i,ncuteva temenza, quando scese giù per la scala, con passo domo e strascicante, ùna giovirne sullo sfiorire ma che, al contrario delle zitelle di professione, sembrava piuttosto donna pratica· e ammaliz– zita. Era la nipote Pina. Appena l'ebbe vista, Cesarino pensò: - Questa nolil fa per me. Qui bisogna co!Iltentarsi di qua1che lettura, d1 godersi l'aria e andare spesso in città a far la posta a ,qualche sartina. ' l;'àreva, ·questa nipote, magrissima per la faccia tutta di pro– filo e niente di faccia, la dentatura a sperone, le guance infossate, le gerngive pallide, sporgenti sotto U!llabbro inquieto che si ritraeva irn su come la carta sotto l'effetto del fuoco. Sotto ìl vestito s'indo- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy