Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Parole alla buona gente 191 Ciascuno ha, la sua stecca che lo tien su. V'è tale che se gli togli la vanità, ti crusca in terra. È maggior prova d'8Jlllicizia partecipare alla gioia dell'amico che al dolore. Perché bisogna rompere uno dei più duri corruga– menti dell'aJI1ima: l'i111'Vidia. Ben è vero che nOlllsi convi111ce nessuno con le ragioni, e non si caimbiano COlll le parole né le co:se né gli ainimi 111é le teste. Pure, con l'esprimere ciascuno fortemente il proprio vero si" arricohisce l'atmosfera spirituale entro cui le gooerazioni 111aiscono e cresco1110. E come l'·aria si risana immettoodovi ossigeno, - e l'ossigeno al respiro delle aJI1imeè il Vero. Persone eccessivaimoote sensibili sono quasi sempre delle :più egoiste. Ciò che le fastidisce 111elmale ailtrui. non è la pen•a del– l'altro, ma quella che è inflitta alla loro sensibilità troppo molle. NOlll tanto intendono a lenire la sofferenza altrui, quaJI1to a togliersela dagli occhi. Non c'è vibratmtà dove 1110n è tempra. Spesso è tenuto per movimeinto d'amore verso una parte, quel che nOlllè che un moto d'odio verso la controparte. Certo culto della maJdre morta no111 è ohe astio alla matrigna. Per quanto l'elemento uomo possa i111opinatamente sconvolgere ,· il risultato di tutti gli elementi storici e logici di una istituzio111e civile, pure quIDlcheprevisi0111e .su' ,suoi sviluppi avvenire 11100 do– vrebb'esser del tutto precl,usa al sagace indagatore : però che anohe gli uomini sorgono a norma dei. bisog111i. Conviene 3111<far guardinghi nel demoli,re gli idoli. 1111 ogm fede c'è la fede: e questo nuçleo è dar salvruguardare. C'è amche 111el lavoro umano una cotale solidarietà, per cui l'ope• rosità dell'uno muove e trascina anche l'attività dell'altro. Cosi può impedire maggiormente all'operar nostro lo spetta– colo di una pers0111a i111 ozio, che 1110n il lavoro rumoroso d'altri. Non conta poter dire: « ho fat to tamto » per aver diritto a im– pigrire. Fm che Dio ti dà vigo.re l'hai da spendere a suo servigio; cioè tenendoti nel vortice della sua creatività. La peggior bestemmia al Creante è lo sbadiglio. Biblìoteca Gino Bianco

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