Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Laudato si', mi' Signore per .... 181 risponde e lo placa il'idea consolatrice da cui è scaturito il suo apostolato. Il dolore e la morte s 1 ono delle cose divine : le vuole Iddio e pel nostro bene. Fanno parte della grande armonia. Ogllli cosa creata ha la sua speciaJle missiollle : come è compito degli astri rischiarare ed abbellire la notte, della terra produrre le cose neces– sarie all'umana famiglia,) cosi è compito dell'uomo mantenere mtatta lllel Sl!O spirit9 l'effigie divina, riconquistare ill cielo come Cristo ha insegnato, baHulandocrucem. « Tutte le cose create, - scrisse una volta •aifedeli, - tutte le oose che so!Ilosotto il cielo, ognuna alla sua maniera, servono) conoscono ed ubbidiscono il loro Creatore meglio di te, o uomo!)). ·Conoscere ed attuare 11a propria legge, sentirla come un atto -della volontà di Dio e quindi di una v•olontà buona, eooo il modo COlll cui l'uomo può redimersi dal dolore e mutarlo in« perfetta letizia)). Certo nella memoria d~l Salllto risuonò allora il versetto del !'<al– mo CXLVIII : « .Statuit ea in aeternum et in sa,ecµlum saeculi. Prae– cept1./.,m posuit et non praeteribit )). Esiste, doè, ullla inderogabile legg~· divina. Fu a 1 ssai p:r,obabilmente al seguito ,di quel versetto che tutto il salmo CXLVIII ed il suo fratello inseparabile, il cantico clei tre faJI1ciulli,riecheggiarono nella sua fantasia. L'ardente riscoperta del vaJlore provvidenziale che hanlllo il dolore e la morte poté così esprimersi nellle forme consuete della Laus domini . .Ma si osservi. Mentre nei passi biblici il poeta aspira a qualcosa di maestoso e di ampio, a.d un vero e proprio clangore fastoso, asso– ciando confusamente nel suo coro gli esseri più divfrsi, - i cieìi e gli abissi, i serpenti, la grandine, i vecchi ed i giovani ecc., - nel Cantico (},ellecreature si tende ad una sintesi del creato in quanto attua una [egge di vina ; vi è la tendenza ad is,ola-regli esseri elemen - tari, - il fuoco, l'aria, l'acqua, la terra, - che certo emergerebbero con maggiore rilievo se il ricordo dei due modelli biblici fosse stato meno· ra,dicato nel suo spirito.; le varie creature son defilllite me– diante il compito loro assegnato da Dio; dalJl'idea di legge non si scompagna mai quella di bontà; degli uomini sono rfoordati soltanto quelli che accettano ed attualllo la missione di amore predicata dal Cristo ; l'invito non è soltanto al ri,ngraziarnento e alla lode, ma all'obbedienza: « serviteli cun grande humilitate )). Il concetto di volontà divina domina realmente nel cantico. La morte è imianzi tutto quella, da cuI « nullu hom vivente po' scap– pare)). Mentre nel salmo CXLVIII le cose lodano e ringraziano Dio solo perché ?> lui che le ha -create (<< quia ipse dixit et facta sunt ))), nel cantico gli èlevono essere grate per aver fatto di esse le esecutrici deil suo volere. Dietro ognuna di esse il poeta ci mostra la vera forza opera1I1te, con note potenti nella loro ingenuità rude: « allumeni noi per loi )), « in celu l'-ciiformate)), « per lo quale a Iletue creature dai sustentamento )), « per lo quale C1nnaJlumirni la nocte )). S'mtona BibliotecaGino Bianco
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