Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
180 L. F. Benedetto giorni di cecità e di martirio, di fronte alla morte ormai sentita come vicina si è ripresentato a,l suo spirito, co[la limpid[tà e col– l'intensità che può assumere tn oerte ore soleinni, quello che era stato il problema di tutta la sua vita, il problema del maJle. Perché il dolore? perché la morte? Non dimentichiamo ch'egli era il conso– latore l'ainima vibrante ed eroica, la cui 111uova vita, ~ com'egli stesso' afferma nel suo Testamento, - era cominciata dall'incontro ooi lebbrosi : dall'insopportabile «amarezza>> dellla loro vista e dalla «dolcezza>> di essersi mesoòlato a loro e di essere stato con ·essi «pietoso>>. I ooncetti costitutivi del suo ideale, - pace, rfrrutellM1za, accettazione gioiosa, della vita, comunione i1Ilispirito 00111 tutti gli esseri, pietà operosa verso quelli che soffrono, esaltazio111edei valori morali sulla materia, i1Iltimità e libertà di vita spirituaJle fuori dei_ vincoli terrooi, - erano germinati tutti dalla: cosciooza, dolorosa e profo111,da, di qualche male concreto : ché essi so1110 di quelli che si ravvivano e s'impong,01110 per contrasto, come u111a protesta moraJle e come una generosa speranz.a, tutte le volte che si aggravano i mali dell'u manità, quando le guerre s01nostate troppo lu111ghee feroci, troppo asp.ri gli odi tr-a le fazioni, troppo brutali e cupidi gli egoismi. Come Cristo, San Framcesco tace, quasi dimenticasse o ignorasse, la reaJltà torbida e fosca e si contenta <l'.i far brillare, al disopra delle sofferenze terrene, il cielo colle sue stelle e ool suo paradiso. Ma og111i sua p-arola, -ogni suo atto, - ché in lui, per parlare co111 Dante, sono insepar,abili il dire, ed il fare, - è la pI'ova della potenza oon cui ha fatte proprie le crisi del suo tempo. Orbeine, il segreto del fascino prodigioso esereitato da lui e dai suoi comprugni, la formula, per oosì dire, con cui a,veva risolte le questioni più terribili di quell'età, el'a stata 1'a riconsa,crazione del dolore. Aveva abolito il male tra– sformandolo in missi001eliberamente e gioiosamente accettata. Non pura rassegnazione, ma la visione di un nuovo ordline, quelllo run– nuncìato dal Cristo, in cui i vinti secondo la ca~e diveintruno i vin– citori secondo lo spirito. Nel 00111trastosempre più acuto che òila- 111iava ogni città italiana tra i maiores e i minores, aveva predicato l'obbligo di essere dei minori e aveva voluto che con quel nome si chiamassero, - ché erano tempi in cui ogni bisogno sociale, ogni aspirazi0111e di popolo prendeva come fatalmente la veste religiosa, - _i suoi compagni di :vita evrungelica. Nel oozzo orgoglioso delle dot– trine, mentre la. chiesa traidiziolll'alevaJCillavasotto i ripetuti assalti dell'er-esia, ,egli aveva esa11tatoi «semplici», i diseredati della fede ufficiale, mostrrundo che per farsi ascoltare da Dio bastano le tl'!nili . ' eterne voci del cuore. Nella opposizione, allora più violenta che mai . di opulenza E' di miseria, eg1liaveva fatto di Povertà la mistica dam~ per cui combattere e morire. Ed anche allora, a San Damiruno nel :flettere delle ultime forze sotto il peso deil male qurundo la~icia runcbe lui al p-adre dei cieli l'implorazione dli Cri~o nell'orto, gli BibliotecaGino Bianco
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