Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

178 L. F. Benedetto Liberi òal preconcetto tradizionale, possiamo comprendere la laude nella sua unità. Essa non è costituita di due parti dli.stinte. Le ultime strofe non sorno lllé u1I1'addizio1I1e èasuale né un provvido completamtmto. Restam.o sotto l'illlfluenza dello Spe0111,lum. e frain– tendono il vero significato del cantioo frarncescaino ainche quelli che mostraino quanto il caso sia stato sapiente è oon quanta armo1I1ia ali ultimi versetti si saldino ai primi. « Una su.prema bellezza, - :cri ve ad esempio il Misciattelli, - è nelle ultime strofe del Cantico del Sole: 1I1onpiù la poesia luminosa dei cieli o dei campi ispira il cantore, ma quella sublime ed arcana del sacrificio e della morte. Il passaggio dallla prima alla seconda parte del cEi,ntico 1I1ongiunge improvviso: questi accenti di gloria per coloro che vilipesi pure perdonano agli offensori, per coloro che soffrolllo e piangono im silenzio, fidenti nella beatitudine eterna, nOIIlsuonaino discordi con quelli che poc'anzi osarnrnavano alle creature, ma in ootal modo com~ pletano l'inno facendo risplendere in esso, oltre che il pensiero estetico, quello morale del Srunto >>.Siamo lontaino da Srun Francesco. Non c'è nel cantic)o una parte estetica e una parte morale. Esso è stato oomposto per quella chiusa sulle illlfermità e sulla morte. - Lo Speoulu,m stesso ci fornisce dei dati per sceverare· nel suo racconto quello che è ricordo concreto di fatti da ciò che è semplice fanta.sia di chiosatore. (Dato fondamentale, naturalmente, per una critica delllo Speculum} come di ogni altra biografia francescana, è l'idea complessiva che ('ma,na dagli scritti genumi del Santo e dal– l'insieme dei suoi atti storicamente sicuri). :È nota la suggestiva narrazione dello Speculum. Si era nel 1225. Il Santo si trovava a San Damiano, vicino aMa piccola chiesa ove il procifisso gli aveva rivelata la sua missione e ch'eg1li aveva riattata, colle sue mani, presso la sorella Chiara, pura e fedele compagna dei suoi mistici sogni, in una celletta di canne, cogli occhi talmente malati da non poter sopportare nessuna specie di luce. Viveva da più di quaranta giorni nelle tenebre. Per colmo di sofferenze la celletta era infestata dai topi. Se li sentiva di COIIltirnuo dl'attomo · . . ' notte e g1or,no g!h correvano su pel corpo ; non lo lasciavwo né pregare né dormire. Salivano sulla sua mensa quando mangiava. Tanto lui quanto. i suoi compagni erano con.mti che si trattasse di una tentazione diabolica. Una n·otte, prostrato da tanti tormenti, ebbe pietà di. se stesso e pronunciò irn cuor suo queste parole : « O Signore, vedi di aiutarmi in questi miei mali, sì ch'io li possa sçp– portare pazientemente)). E subito gli fu risposto in ispirito : « Dimmi, o fratello, se in.compenso di codeste tue infermità e tribo– laz-ioni u:no ti desse un grande e preziosb tesoro, così grande e oosl prezioso che la terra intera sarebbe nullla al cornfronto non llle saresti tu lieto?>>. << Certo, o ~i~no_r-e,-- rispose il Santo, ~ grande tesoro sarebbe codesto e prez10s1ss1mo, oltremodo maraviglioso e desidera- Biblioteca Gino Bianco

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