Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
• Laudato si', mi' Signore, per.... 177 per sono mescolati nello sciagurato rimaneggiamento con cui il Crescimbeini sl è itlluso di riconquistare alla poesia il vecchio cantico: Siate laudato, Dio, ed esaltato, Signore mio, da tutte le creatwre IDd in particolar dal sommo sole E dalla Manca luna e v.aghe stelle. Si tratta, insomma, di Laitdes creatiwarum, - come la la ude è chiamata nella didascalia liminare del pfù antico mamoscritto, - ma dwndo a quel genitivo un valore di genitivo soggettivo e &ottintein– dendo « al Signore)). A quel genitivo fu dato invece lo stesso valore che ha domini in laudes dmnin.i: non lodi pronunciate dalle creature, ma tributate aa: esse. Ed anche il titolo ha contribuito a fuorviare i lettori. Se veramente, come afferma lo Speculum, San Fraincesco designava il cantico col titolo di Cant-icu m Fratris Solis, si può congetturare sia quella la forma abb revia.fa di u,n titolo più ampio: « Laudi df'il frate sole e delle altre creature)), nel senso, natural– mente, che ora abbiamo notato. Comunque, ci lascia un po' scettici il motivo che lo Speoiilu,m adduce per ispiegare quel titolo, « per essere il s0le la più bella di tutte le cose create, quella che più somig1lia a nostro Signore)): parole che riecheggiano, certo frainten– dendolo, il verso « De te, Altissimo, porta signi:ficatione )), e che presuppongono appunto quella spiegazione del per che colle ragioni ora esposte abbiamo cercato di superare. Finché si è creduto che il Cantico delle creature fosse essenz,ial - mente un elogio d~lla creazione, un inno di grazie a Dio per [a bellezza e l'utilità delle cose da lui largite agli uomini, è parso strano che insieme col sole, colle stellle, colle limpide acque, coi frutti e coi fiori della terra fossero anche ricordate le << in:firmitati )) e le <<tribolazioni)) e che nella luminosa teoria fosse anche inclusa la morte. L'autore dello Speculum ha .seintito quelle due lasse, su ((quelli che perdonwno )) e ,su << &ora nostra morte oorporaJle )), come due hors d/oeitvre estranei alla redazione originaria, e si è indugiato a ra-coontarci perché, in quali precise circostanze, il Samto le abbia aggiUJilte arna prima steimra. Il versetto sul perdono dovrebbe la sua origine ad Ulna fiera ,contesa scoppiata in Assisi tra i1lpodestà ed il vescovo : Francesco, che era malato e non poteva recarsi perso– nalmente a far da paeierè, avrebbe adattato il suo camtico in modo che potesse, cantato alla pre&em~adei due nemici, far nascere nel loro cuore d 1 ei pensieri di pace. Il versetto sulla morte sarebbe stato composto qua111donon ebbe più dubbi sulla sua prossima fine. Si tratterebbe insomma, - secolÌldo una tradizione che sembra amebe a valenti critici << assai verosimile)), - di due aggiunte dovute al semplice caso. 1 2. -- Ptgaso. BibliotecaGino Bianco
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