Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Laudato si', mi' Signore, per .... 175 il creato. La chiusa div~mta una vera chiusa. Dopo aver detto sepa– ratamente al fuoco, all'aria, alla terra, all'acqua, ,all'umanità, - quella che soffre e spera, - di lodar Dio, il poeta raccoglie- in u,na ripresa collettiva i singoli inviti : Laudate ! Quainto al cun del verso limiILare («laudato sie cun tucte le tue creature))), - se è ta1e real– mente !la lezione origÌIIlaria, come parrebbe provarlo la quasi una– niruità delle copie a noi giunte, - si potrebbe continuare· a vedervi una preposizione strumentale : « mi servirò per lodarti della voce delle tue creature». Ma non è improbabile che quel primo laudato sie sottintenda un da rne : il cun avrebbe alllora il suo senso cOlllsueto di oompag,nia. « Non sarà la mia sola, piccola voce a lodarti, - ver– rebbe a. dire il poeta, - ma avrò con me le più alte, le più pure voci della creazione>>. · Lette come noi ile leggiamo, le· parole del caintico riprendono il loro carattere biblico : vengono a combaciare esattamente con formule sacre che Soo Francesco amava, al punto da intesserne un suo Officium crucis che è ·a no-i pervenuto. In quell' ufficio, che runche Santa Chiara imparò a memoria e adottò con fervore, rie– cheggia apertamente·il camtico dei tre fanciulli nella fornace. Ora, quaJlunque sia lo speciale valore lirico ch'esse assumono nell'msieme <fulla nostra laude, viene a-d esserci tra le espressioni del cant_ico francescaino e quelle del cantioo biblico una indiscutibile rispon– denza. Risuonano già in quest'ultimo quasi tutte le battute, deila !laude assisiate : « O Sole e Luna, benedite il Signore.... Benedite il Sig,nore, o -Stelle del cielo .... Benedica ogni pioggia, og,ni rugiada il Siginore.... O fuoco, o calor.e, benedite il Signore.... Folgori e nubi, benedite il -Signore .... Renda lode ila Terra al Signore .... ». L'«onrie tempo per lo quale>>Dio dà sustootamento alle sue creature trova. delle spiegazioni complementari nella diffusa enumerazione del cootico biblico : freddo e calura, rugiada e brina, ghiacci e nevi, notte e giorno, luce e tenebre, fo!lgori e nubi. Se la terra «produce>> nella nostra laude dei« frutti>> e <lei «fiori>>, tra gli esseri che heine– dioono il salvatore dei tre fanciulli ci sono ainche tutte le cose « che germinamo nella terra>>. All'identità dei particoilari si aggiunge la quasi identità del loro ordi,ne. Non minori sono le coirncidooze che vengono a stabilirsi col salmo CXLVIII, Laudate Dominum de coelis, che ha c-olcantico dei tre fatnciullli tanti punti di contatto: « Lodatelo, o sole e luna, lodatelo voi tutte o stelle lucenti .... loda- telo, acque .... lodate Jahveh .... voi fu_oco e grandine .... tu ·vento impetuoso .... voi montagne e colline tutt~ .... piante fruttifere ì) 1 ). 1) Potremmo provare che per quasi ogni espressione del cantico si può rin– viare a qualche passo biblico e, in pari tempo, a qualche scritto anteriore del Santo : si tratta cioè di espressioni desunte bensi dalle sacre scritture ma ormai connaturate al suo stile, forme ormai inseparabili dal suo pensiero. I riscontri ora notati non sono un fatto casuale. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy