Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

.. 172 L. F. Benedetto studiosi che hanno còntribuHo di più al formarsi, in sede storica e _culturale, di un' « attualità>> francescana : dall' Oz.anam e dal Renan al Sabatier. _ Con questa interpreta-z.ione si cerca di conciHare il verso iniziale, - «laudato sie mi' Signore citn tucte le tue crea.ture)),- ed il versetto di chiusa. Il primo verrebbe a significare: « per lodarti, o Signore, non ti separerò dalle cose che tu hai create ; farò cioè il tuo elogio faceindo quello delle tue creature)). Quanto alla battuta finale, essa sollleva qualche difficoltà, e qualche inc,ertezza. Secondo aleuni il poeta si riv,olgerebbe ai suoi uditori, a un pubblico di fedeli, esor– ta.ndoli esplicitamente ad imitare il suo esempio e a far le lodi d'Iddio : ipotesi che si può fino a<l un certo punto comprendere, chè si tratta, im.sostalllzai di un canto religioso e sappiamo che Frrun– cesoo lo faceva cantare in pubblico dai suoi seguaci. Ma la chiusa avrebbe in tal caso un legame rnirnimo C-0[1 ciò che precede; dlivente– r,ebbe un semplice congedo oratorio, un modo sbrigativo e conven– zionale di terminare una predica; il cantico si risolverebbe in una raffaz21onatura oltremodo modesta, mentre, nell'impressione gooerale ch'esso ci lascia, qualcosa ci avverte che siamo in presenza di una cosa viva e che deve avere l'unità e la coerenza di tutte le cose vissute. Più nume:uosi sono quelli secondo cui l'esortaziollle è rivollta ai vari esseri già menzio111ati nell'inno. Ma per tutto il resto del can– tioo, quamdo lo si legga secondo l'interpretazione corrente, è uno solo colui che loda: il poeta. Il sole, la luna, il vento, l'acqua ecc., pur essendo un po' umamizzati dal « frate >>e cc sora >>che li ac– compagna, rimangono dei doni fatti da Dio •all'uomo, delle oose, in sott'ordine. La chiusa le porterebbe invece al primo piano, darebbe loro, per giunfa,, la più alta e completa dellle umanità: quella di servire Dio, di attuare la legge divina. Anche dal punto dli vista formaJe non sarebbe abbastanza preparato un tal muta– meinto, tanto che il Waddmg, il Crescimbeni, - o le copie di cui si son valsi, - aggiungono giustamente al cc laudate e beinedicete >>un C< o creature tutte>>. Certo la cosa no111 è impensabile : nelle transi– zioni forzate, - voli pinda-rici ,o « bel disordine>> che si dicessero, - si faceva consistere un tempo la lirica pura! Comunque si ha il seintimento di una discontinuità ideale e si è spontaneamente portati a cercare una spiegazio1ne diversa. Possono pàrere, e sono pa,rse difatti, una sicura conferma della illlterpretazione oomune le pagine che ha consacrwte al cantico il suo primo commentatore, ll'aut-Ore dello S7Jec1tlw1nperfeotionis. Sarebbe, per molti francescamisti, il fedelissimo tra j compagni del Santo, frate Leone : UIIlO dei due compagni che seoondo lo Specul'Wm stesso avrebbero com.solato gli ultimi istanti del Maestro cantandoo-li . ~ appunto l'mno ove la morte è chiamata sorellla. Di tutte le amtiche Vite del Sairito, lo Speculum è quella che c' informa sulla storia BibliotecaGirio Bianco

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