Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Quattro cani AlieTw da dispute, amante di placide v1clillanze, chiesi al pro– prietario se egli riteineva giusto di dover concedere questa libertà al mio vicino. E la risposta che mi venne fu ,quella di chiudere il mio colllfiinee d'impedire in tal modo ogmi manomissione. Così feci. E tosto l'ombra d'una vendetta si levò da quella siepe. Molti uomini non sentono inell'alt:c:ui diritto la presen~a, quasi tangibile, d'un Termine venerando, ma piuttosto un'offesa alla loro licenza. Violento e vile come tutti costoro, il mio illlgiusto vicino n-01I1 osò chiedermene conto a viso aperto, ma cercò il mio dolore attraverso un suo barbaro sfogo. Seppi la oosa molti giorni dopo. Ohi mi vuol bene me la 1I1ascose. Nel risalire al podere, vidi iin mezzo all'aia pendere inerte dal filo di ferro, la catena di Barabà,o. Perché volli sapere? Meglio era supporre una fuga ed illudersi. Presso la casa del vicino, Barabà,o era stato trovato ucciso. Non soltanto oolpito da uina palla vigliacca, ma torturato nell'agonia miseranda colll ferri spinosi che lo trapassavano per ogni parte. Conosco il freddo inome sensato che s'ha -da ,dare a questa per– versità, ma la mia ribelliollle si tien ferma all'antica parola: as– sassino. E allora ? perché cercare Ulllaltro cane ? perché rilllnova,re una in ntile pooa ? PercM se oltrepasso il cancello e mi v.ed: :i,poggiato sull'arco formidabile del tuo petto, teso l'atroce muso, levata la mascella di ferro, Bull, bellissimo mostro, le tue zampe battono convulse la terra e nei tuoi occhi inverosimili passa un raggio di quella luce senza la quale la vita può essere un piacere o un dovere, mai una festa. CORRADO TUMIATI. BibliotecaG:no Bianco
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