Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Ricordi di Joyce 163 è H vecchio Ulisse, arrugginito in mediocri casi, ma anche affinato· in una sottile civiltà? Il mòirwlogo interiore, contrappuntato dai boborigmi dell'inco– sciente, è stato il razzo popolare della fama di Joyce. Conviene però soggiungere che la ricchezza di associazioni con tutte le forme della vita intellettuale, e la naturalezza con che vi si prestano i suoi per– sonaggi, è il segreto del sempre rin7novato fascim) del libro. La sua maestosa universalità, non la giustapposizione metodica degli ac– cidenti interni, giustifica le sue proporzioni. Esso ha qualche cosa di medioevale, una sua anima costruttiva che tende a rinserrar tutto; è nella linea della O(JIY(///'/'/;f}dia, nel sistema mentale di Amleto edu– cato a Heidelberg, nel mondo cabalistico e scolastico del dottor Faust. :m assiso anch'esso sopra l'antichità. Quella idea di ricalcare il diseg1nod'un poema omerico in un'analisi attuale del mondo in– terno d'ell'uomo, è un'idea proprio ,da mente erudita, soggiogatà dal– l'autorità eterna dei testi, bisog1nosa di vincolarsi a ciò che è scritto. Tanto più che il ricalco non è affatto limitato ad ariose analogie in grrundi linee, oome potrebbe credersi e come io stesso credetti alla prima superficiale lettura, anche dopo i chiarimenti ,del ro– manziere. Il libro del Gilbert è a questo proposito di una chiarezza defini– tiva. Esso toglie ogni dubbio quanto all'essere il riscontro omerico oondotto fino ai più piccoli particolari, rintracciabile nelle più la– bili allusiooi, nelle più caratteristiche idee, nelle strutture plÙ mi– nute del libro. L'Odissea è la chiave che di questo enorme mobile apre tutti i cassetti segreti. Una Odissea che frattanto ha vissuto la sua storia : che è stata posseduta criticamente, irradiata dalla :filologia moderna, controllata dai celebri studi di Victor Bérard., Ma tutto ciò i110ndirada i vincoli, bensi li rende più numerosi e te– g1nooti. Joyce sa tutto, e tien oonto strettamente di tutto. All'appa– rooza si direbbe che voglia legarsi senza remissione, negare ;:i,lsuo canto ogni possibilità di esser· libero. fovece tutto gli .serve; tutto gli è stimolo. Ogni vincolo gli dà uno scatto di molla nascosta. Pure sempre fra quei due righi inesora,bilmente paralleli: i casi dell'Odissea e la proieziolile di quei casi nella vita umile odierna. Proiezio!Ile apparentemente degradata e deforme. Ma !Ilon poi tanto. Mercé le in:fililite colllilessure dell'analisi interiore, mercé la leggenda e la storia, la teologia e la retorica, la letteratura e la :filosofia, l'architettura e la meocanica, la medicina e la magia, ot– tiene anche Joyce un'amplificazione, una vastità, la quale a modo suo, certo bizzarramente, rispo!Ilde al gramde affiato che alla nar– razione d'Omero veniva dall'immensità del cielo e dai venti del mare. Si leggono di cointinuo nel libro i segni furbeschi della parodia; ma esso 1110n è tutto parodia, illé questa è l'essenziale. « Joyce è un BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy