Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
162 B. Benco bra voglia essere portata al forti~simo. ,Jo~ce ~ lllil --0s_tin3:to,e la sua temerità letteraria si appoggia sull ostmazwne sc1eint1fica. Si inoti il largo uso che egli fa della parola «tecnica» per definire cose d'intonazione psicologica e di stile. Il « narcissismo », l' « in– cubismo » il modo narrativo il dialettico, il «labirintico>> ecc., ' , 1 . che egli si propone seguire nei singoli episodi di Ulysses, per m sono null'altro che «tecniche>>. Egli è U1nartefice coscieinte, un cervello erudito, che ai propri sgorghi, alle proprie effervescenz~ liriche ha messo un presupposto di rigorosa consapevolezz,a. I suoi P erson.'ao-o-ipossono navigare nella subcoscienza e nell' i111coscienza 00 • della loro vita interiore; ma l'artista sa. L'artista è u111 dotto. L'm- coscioote è caduto nel laboratorio dei suoi sensi lucidi; è uno strumento nelle sue mani. Egli se ne vale con una merav.igliosai de– strezza e virtuosità. Ama, nella febbre del lavoro, palleggiarlo grottescamente, lamciargli qualche motteggio. Per ,Joyce norn esiste silenzio. L'uomo parla sempre. Parla con se stesso. Dirige il proprio discorso, ragiona; ma molto spesso gli viene quel discorso da impulsi reconditi e. lontani, da frammenti d'impressioni subite e i111cubanti nella memoria, da improvvise in-. dirette associazioni di idee con percezioni dei sensi. Cose i111coer– cibili e disguidate: fa lo stesso: l'uomo parla: Freud osserva il fatto, e 111e svolge la teoria; Joyce lo osserva da artista, e ne cerca la cc tecnica>>. Essa è quella chiamata del cc mo111ologo interiore», riproduzione fedele e realistica del linguaggio interno: tecnica non da lui inventata; gliela suggeri un romanzo francese uscito nel 1887, Les lauriers sont coupés, d'UJI1autore dimenticato, Edoardo Dujar– din. Fu lui stesso ad additarlo all'att~nzione di Valéry Larbaud, il suo possente traduttore, e di altri critici frwncesi. Non tace Joyce le proprie scoperte letterarie: lo abbiamo veduto nel cc caso Svevo>>. Questo cc monologo interiore», che del ·resto è un po' l'uovo di Colombo, Dujardin lo adoperava con una vivacità impetuosa e gra– ziosa; Joyce lo adopera con versatilità di accozzi coloristici, COIIl straordinari passaggi dalla minuta- pittura divisi01I1ista ai ricchi e rapidi impasti, segnatamente quando lo attribuisce al oootinuo pet– tegolo gorgoglio della parlata interna di Bloom. Che cosa pensassi di questo personaggio di Bloom, fu la prima domanda che egli _mirivolse, qu3,111db ebbi letto gli episodi di Ulyss·es poetati sino a quel momento. E rispose egli stesso: - No111 ha ca– rattere; non deve aver carattere. - Ribattei : - È tuttavia Ullla persona viva. Ha una completa illldividualità fisica, sociale mo– rale; la definiscono perfino le indeterminatezze di contorni' della s1;1ava-gabonda vita, senza professiOIIle precisa, e della sua prove– menza di razza che si perde nell'Oriente e nel tempo. Egli è- UIIl pic– colo uomo complicatissimo; non mai uomo semplice, e tutt'altro che materia bruta da sensazioni. Potrebbe essere altrimenti, se egli BibliotecaGino Bianço
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