Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Ricordi di Joyoe 161 Proteo: oomp,oneva, alterava vocaboli con innesti audaci su scorti– cate radici; li ironizzava nella stramberia delle onomatopee e dei suffissi mimetici; li prend~waoda altre li!Ilgue, quando, nel mosaico, av,eva bisogillo d'u!Il più sprizzante baleno di vetro; li trattava come , v,a1ori musicali; li costrÌlilgeva, con arte diabolica, ad affluire, mo– !Ilosillabici e martellati, nelle strette precipitose del contrappunto fugato che essi dlovevano imitare parlando. La scienza del lingua,ggio era per lui capitolo primissimo ed approfondito della sua scienza U!Iliversa: dannato «scolaro>>, ma soola,ro sempre : dotto della lin– guistica comparata e ,dei valori fonetici, di tutti gli arti:fizi della retorica e dei riflessi !Ilerv,osiÌlilgem.uidella bocca che parla. Si com– poneva quella sua oggi ammiratissima lingua, che, pur essendo fatta &i 1 vigori di sette secoli della lettera-tura inglese, con qualche impollinatura delle lingue antiche e degli idiomi moderni, doveva essere l'organo di trasmissione artistica, intonata, sensitiva, di U!Ila 111uova scietnza del meccwnismo umano. Nuova scienza: vocabolo, dinanzi all'ultimo Joyce, sempre pre– sente. Frll, quello che egli prende dall'Italia, per la sua oostru– zione (schegge, talvolta, minuzie, bestemmie Ìlil 'booca rom31na, spU!Ilti del dialetto triestino, gerghi gigioneschi, per:fi!Ilola sceno– grafia della Danza delle ore del buon P,0nchielli), sta in sommo posto e in s,omma riverenza il pensiero di Giambattista Vico. Esso lo affascina, Òomeconcezione delle razze, come teoria del linguaggio· e come interpretazio!Ile della storia: e non è più ormai un mistero (il Gilbert vi accenna più volte neiJ.suo commento ad Ulysses), che il prossimo libro del romanziere, The Work in progrerss (titolo prov– visori.o e.... pir3.llldelliano) sarà a.nche più deliberatamente compe– netrato di spiriti vichiani. La nuova scienza, l'esplorazio!Ile del mondo come genesi e come ciclico ritorno, sarà ricondotta al suo maestro e padre, al grande precursore napoletano. Joyce, per tutto qua!Ilto si sa del suo nuovo lavoro, intende in– sistere nel carattere /lfilalitico, sperimentale, in una parola scien– tifico, della sua creazione d'arte. Vuol continuare a essere l'uomo che molto sa, d'i111num~revolicose, e che nulla scrive, nessuna ecci– tazione si permette dell'estro, senza aver controllato la sua posi– zione con osservazioni scientifiche. Jl{elW ork in progress, lo studio della lilllgua investirà 3.illche la materia, parzialmente freudiana, dei «lapsus>>, delle parole steccate, smozzicate, deglutite nella ru– minazione, o deformate o scambiate con altre Ìlil stati ·di distratta incoscienza o sotto l'azione di turbamenti nervosi: tronconi, fram– menti e maschere di par,ole, che, già_fanno proclamare il 111uovo libro molto più incomprensibile di Ulysses e molto più bisognoso di un magistrale commento de-lucidatore come quello del signor Stuart Gilbert. La tendenza a spingere l'indagine del linguaggio fino alle estreme conseguooze, :finoai misteri dell'artfoolazione di suoni, sem- • 11 - PI-gaso. BibliotecaGino Bianco

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