Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
160 S. Benco eora il senso d'espansione e· di.vibrazione molecolare iill tutt~ le di~ rezioni : era di linea, più semplice, e si ricollegava alla maniera di proiezione intellettuale a me 111otadal Portrait. Il fascino nuovo, avvolgoote, travolgente -e sconvolgente, incomi111ciòquoodo il ro– manzo ebbe un repootino mutamento di centro, portandosi 111ella casa e nella persona di Mr. Leopoldo Bloom. L'Ulisse ~i Joyce. La sua grande creazione d'artista. Il semita vagante, la cui elabora– zione psicologica attinge incessantemente 111elle speriooze di una vita già lunga, nel mistero di u111 passato immemorabile, e nel per– petuo stimolo subcosciente dei sensi. Sentii ben p:resto che 111el cer– vello di Joyce si navigava ormai per un vasto ~ vorticoso mare: e per quWD.tofaticosa fosse divenuta la lettura, su quei fogli dalle righe troppo fitte, dalla grooa troppo speluzzata, dagli inchiostri troppo pallidi, tempestati qua e là di correzioni e di aggiunte nella minuscola scrittma saltellarn.te dell'autore, per quanto l'astrusità stessa delle idee e de l vocabolari o fosse aggravata da questi attriti meccanici, ebbi l'intuizione, che si ha un paio di volte 111ella vita, di cogliere il primo fremito di un'opera d'arte destinata a no111 lasèiare· il mondo com' esso era ieri. Tutta quella mia prima lettura fu più che altro intuizio111e.Ne parlammo qualche tempo dopo col professor Stalll Joyce, il quale cond[videva l'opi111ione di molti i111glesi che suo fratello avrebbe-fatto meglio a perseverare su la via del Portrait) e trovava pagine i111- tere di Ulysses assolutamente i111comproosibili. « Lei, deve sapere ben profo111damentel'inglese per cavarne qualche cosa)), mi disse. Gli risposi che il mio i111glesera molto povero, e del tutto subissato da ·UIIl nababbismo linguistico come quello di suo fratello; .ma che mi aiutava per fortuna runa certa intuizione che ho di queste cose. E fermamente io credo che iill quanti, inglesi o 1110, hanno l~tto Ulys-s,es la prima volta, solo l'intuizio111e-poté supplire a ciò che l'autore esigeva dalla_ loro elasticità e versatilità. Mi è piaciuto veder citato anche 111elibr-o di ,Stuart Gilbert il giudizio di un critico napoletano che non Stefano Dedalus né ' ' Bloom, fosse il protagonista di Ulyss-es, bensì il linguaggio. Io stesso, IIlegli articoli informativi ch'ebbi a .scrivere dopo la prima e la seconda lettura del libro, ne decantai sempre la ricchezza les– 'sicale senza fo111do;e più accentuai questa caratteristica- quando s'iillcominciò a cantare' quel noioso 'ritornello di nomi, Prou~t Joyce Svevo, Kafka. Scrittori analitici tutti, certamente, e og'nU1110 ~ modo suo: ma Joyce portava l'analisi nel corpo stesso della pa– rola, c~e egli poss~deva ?-a glottologo, da :filologo, da :fisiologo, da naturahs~, come s1 ~onviene ~ questo proteiforme elemento, la pa– rola _che ~1present~ _m_ cootow~a forme, presso centinaia di popoli, 111,egh atti mecoamc1 1stantane1 del passaggio dall'i111teriorità al– l'espressione. Joyce era ossessfoillato daHa duttilità idi questo suo Biblioteca Gino Bianco
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