Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

142 N. Tommaseo Vuolsi che ooà.esta smania d'illloredulità maledioonte ,sia 1stata al Leopardi messa addosso da Pietl'O Giorda,ni, del quale la fama è più grande ne' paiesi più pedanti d'Italia: ed è pessimo augurio che tali uomilili sieno avuti in onore tanto. Ond'io rin1I1ovrundo l'escla– mazione, più seria che 1I1onpaia, di Oatulk1, dicevo : Oh poveretti noi, meglio morire. Il papa è re; Gigi Filippo è sire; El il Giordani un grand'uom; gli è tutto dire. Oh poveretti noi, meglio morire! Altre bestemmie meno erudite nell' Assedlio di F'ir(J(Yl,ze, opera d'utD caldo ingegno, e degno di credenze migliori. Il fatto da lui preso a narrare è dimostrazione possente e della diginità dello spi– rito umano e della grrundezza, degl'ltaliani destini. Un popolo dis– ,sueto dall'armi, sorgere a un tratto negli estremi pericoli della cara libertà, e nel inome di -Oristo proteggitore della credente e ,glori-osa repubblica, respi1I1gere le armi benedette da un papa ; e distinguere ,dalla riverenza debita alle coise sante, lo sdegno con cui òeve il Cristiano difendere i suoi fratelli dalle inique pe~sooe; nobile distilllzio1I1e,e necessaria, e più ,difficile agli ,orgogli regi e patrizi che a.U'umile sapienza del popolo. Le ~cattate stra1I1ezzedel romanticismo in Italia ,si ristrinsero a ,po,chi uomini e a ,picciol tempo: il soono italiano le rifrenò, e quelle fece avviamento a ininovazio1I1i civili, .quant'era ilil lui. Tra nùi la stranezza si s.a presto <listinguere dalla singolarità, e sì 1I1egli atti dii.fuori sì nello stile quella ci a,pparisce ridicola. Non si fa barba né si tagHa l'ugna, Cerca i luoghi riposti, i ·bagni evita. Troverà di poeta e pregio e nome Se il capo a sette Anticire ribello Mai darà 'n cura· a Licino barbiere. Ed io, buon uom, mi purgo a primavera! Quel che Orazio della cura del corpo, si può ripetere dello stile. Ma in Italia ben presto ci avvidi-mo che la negligenza nolll era grrun– dezz.a. E i più s'a,vveggono no1I1men bellle, che l'impotenza non è rispetto del bello. Non più, come Ora:1,io satiro dice: . Della zampogna al suon tra l'erbe molli Gl'innocenti pastor cantano allegri: Ne gode n Dio cui piace il gregge, e i negri Arcadi colli. Né più canta Dameta : Nuoce il lupo agli ovili, alle mature Spiche ia pioggia, agli alber' nuoce il vento; Nuoce a noi d'Amarilli-de lo sdegno. BibliotecaGino Bianco

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