Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Virgilio 135 cellabile dalla memoria. l!Il mezzo alla strage e all'incendio c'è Ulll uomo che piange e si trae dietro la moglie e per mamo il figlio e ,sulile spalle il padre che porta i IIlumi tutelari della patria, cioè lo spirito e la forza originaria del[a gente vinta che dovrà rtsorgere. Quando nUJmie mortali sono congiunti nella f.uria della perdizione c'è qual– che oosa che resta :undistruttrbile per l'avvenire: c'è '11111 uomo che ha anoora delle lagrime per gli ailtri, che porge un soccorso agli altri, ohe può accogliere nell'amimo iDJsiemeco111 l'mfililito dolore una infinita speranza, e può trarre UIIlmruni,pofodi sperduti verso U/Ila lontana terra promessa. E vuol dire questo: che ogni uomo, ogni gente, ogni condizione, oontro i più duri colpi deilla mala fortUIIla, ha sempre u111 approdo quaJI1donon manchi lo spirito della salva– ziolile. Ma sénza la leggenda che tra,sportava i tr,oiani alle foci del Tevere, Enea sarebbe .rimasto fra le rovine di Troia. E:nea, quello più intimamente vfogiliano, non è guerriero avido di conquiste che v-ogiliastaccarsi dal lido dove la gra111de infamia e la grande sciagura è oompiuta verso il nuovo destino che co:nvertirà ilil gloria e in po– tenza la miiseria di sé e dei ,suoi. Se dipendesse da lui,-« se egli po– tesse ad arbitrio suo vivere e fatic3ire, egli non ,si muoverebbe da Troia: e resterebbe tra quelle care reliquie, e di sua onano i!Ilalze– rebbe pei vinti le nuove mura di Pergamo>>. Dulces .... meorwm reli– quias oolerem. Qui E!nea è posto oontro il proprio desti1110, l'uomo è posto contro l'er,oe: l'uomo che vuole la propria terra, se amche la lasci.a per lungo tempo, se anche nOlll tornerà più; cihe vuole ritrovarla più tardi, ,quando sarà o più fortu111atoo più ,stanco, coi ,suoi tetti e la sua gente e con qu_ellecose tutte ohe restano 'duloes' ohe ·resitruncare, runzi:Più care, quando dive111tano 'avrunzi '. È questo ['eterno roma ntic:usmo che nei canti più a111tichi spirò un incancel– labile dolo.re : il desiderio del ritorno, la nostalgia; e l'epos omerico e l'ep os dei n ~stoi, è tutto soffuso di questo desiderio di ritornare <llalletempeste, dalJle avventure, dai prodigiosi spettaieoli del mondo alla COlll 1 suetudine della nostra terra dlove solo possiamo ricomporre lo spirito e dare riposo a.I oorpo. Malgrado la ingegnm,ità di erudite inter,pretazioni Enea, il « Tro'ius Aeneas pietate i111signis et amn:is )), è l'eroe obbediente al co1llilill.do divino. Ciò che lo muove, che lo fa salpare, approdare, chiedere, sacrificare, OOllllbattere è l'ammoni– mento divi,no : apparizione, sogno, vaticinio : cui sempre obbedisce, ma non sempre ·volerntieri obbedisce. Questa vooe dli ribellione fa sentire Enea a Did0ine nel quarto libro, il libro deli1o strazio amo– roso: e ripete nel sesto, il libro della notte iin.fernale: e giura am– bedue le volte, a testimo:nirun~a di verità. La prima, volta avea detto : « Gli dèi vogliono. Io stesso coi miei oochi l'ho vist6" il ,messaggero di Giove, e l'ho udito con le mie orecchie. Te lo .giuro; regina: 1110n tormentare più l'runirr:namia: ltal-iam non sp01ite seqiior >>.Dopo q_uel discorso così duramente cafoolatore, ecoo alla filile due tristi BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy