Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Virgilio 133 Ln arte non esiste assolutaJ:mente il grandioso e il imeschiino, il 1t1obilee il volgare ; esiste soltam.to ciò che è bello e ciò ché è brutto, ciò che ha fi,nito di vivere e ciò eh(: oontinua ,a vivere; e iJn un'opera· di poesia che voglia essere dii celebrazione storica e ,nazio1t1aleciò che contitnua a vivere è spesso quam.to di antistorico e run.tinazionale inconsapevoLme.nte ha messo il poeta. D ove il poeta porta il dolore, porta eg1lipur,e l'anima nostra; ·dove C3JIJ.ta la guerra della miseri0, <?Jontro la potenza, egli carota la nostr a guerra ; d!ove celebra la vit– toria ,della svootura sulla felicità, celebra la nostra vittoria, qua– lu1t1,que sia il nome e ill paese del suo er-oe. Ogni. artista è uomo della sua terra, della sua lingua, della sua gente. Tutti gli elementi iin– digeni, dalla pianta che germoglia presso la sua casa all'arco trion– fale della sua città, 0oocorrono alla fo:r:mazione dello spirito suo che è strumento ulllico della, sua •opera la quale, se ricorda la patria, ciò è soltanto per dire i1t1 che parte di m01t1do è vissuto quell'uomo che sa parlare a tutto il moodo. Virgilio è poeta italioo : egli lo è certamente e iJnteramente, con la .sicurezza e la inter,ez:lla onde ,poteva esserlo un poeta cisallpino dopo filllite le· guerre sociali; e la esalta egli, iJn un crunto iindimoo.ti – crubile, questa Italia 1t1ellafertilità e n e]Jla bellezza del le terre e delle acque e nella forza delle sue stir.pi, dai Liguri ,ai Marsi ai Sa– bi1t1iai Volsci. Tutta una lunga st oria d ii odio e di ·sangue era oom– presa in que sti nomi : da,i prilffii tempi della repubblica fino a quel primo secolo avam.ti l'èra volgare che aveva virsto oontomila ,giovam.i italici caduti sui cam rpi di battaglia e la goote del Sam.nio distrutta e il terrjtorio desolato e devastato, perché Roma diverusse l'Italia. iM,achi 'Vede il s·angue e la morte donde risulltano le oose belle e c,omode, le parole giuste e misericordi della no.stra vita? E am.che allora nessuno lo vedeva, poiché le guerre civili eraino finite e i villl– citori cOIJile i vinti avevano bisogtllo di pa,ce. Pace era la parola ohe veniva dall' alto e dal basso, da. Roma· e dalle città italiche fino alle province più remote del!" impero, pochi an1t1iprima che questa stessa parola sorgesse d'alla, Giudea ~ portare nuova guerra tra gli uomini. L'età di Virgilio non era più quella del p9ema epico, si è detto sempre: e a ragione. L'epopea, infatti, noo può nascere alla fillle dli u1t1aguer,r.a civile : non può nascere da un bisogno di paioe, cioè da .u1t1a. stanchezza che si riposa. Og1t1iam.goilodi terra basta a un uomo per elevare la sua poesia fino alle più perdute lontan anze: la sua poesia che è poesia di tutti gli uomini. M a per canta.re la sto·ria di un popolo solo che aveva conquistato tam.ti paesi e tam.to, mare, che aveva oonvertito le più audaci .speram.z eiJnuna aooost uimata oertezza, occorreva U1t1 poema spazioso e sicuro ; e l'impero di Roma ebbe il suo poema nelle Storie di Livio. Là il poeta non aveva da inventare e adattare fantaistiche leggoode: bastava ch'egli ,seguisse OOIIl. un me- BibliotecaGir:ioBianco

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