Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

' C. ALVARO, Gente in Aspromonte 251 - socchiusa, la spingono piano, Cata dorme. È riversata sul letto, di tra– verso, bocconi. Dorme così? E quelle vesti, quei colori intorno, violenti, la persona scomposta ? Cata dorm~, in una pozza di sangue, uccisa. Ecco ·quel loro prim 1 o sentir la donna, come all'improvviso si vela di luce triste!... - Raramente Alvaro arriva a questa fusione, a ·quest'impasto, dove ogni cosa parla. Vedete, tutto è interiorizzato, c'è una favola e manca la vicenda. Per questo le voci si accordano _insieme, e niente disturba o affanna la composizione. Perché AlYarò porta con sé un pericolo, anche a restare a quel che ci ha dato, e senza guardare a quel che potrà darci domani. Ci sono oggi i narratori, i narratori lirici, del lirismo puro, del lirismo risentito, stretto, che frammentano la pa- - gina, e amano di fa:rne una cosa dilettosa, di rigo in rigo, lentissima. Per fuggire certe facilità e pienezze, resistono più che possono alla loro già troppo resistent~ natura; narrano, e a ogni piega, a ogni svolta, s'impuntano. Scrittori ombrosi! Noi li chiameremo gli eroi dello sti- · lismo assoluto. E c'è questo· ~lvaro, na:rratore anche lui, ma altro nar– ratore, lirico anche lui, ma d'altra specie, sovrabbondante, sontuoso, caldo. Non per nulla cominciò con una sorta di cantare p·opolaresco, av– venturoso, che era un darsi tutto alla facilità del suo genio. Ma ora che ha allontanato da sé le scorii:i, e no_ncomp-orrebbe certo più un. romanzo come L'uomo nel labirinto, volto ai più opposti richiami, ora che ha trovato quel suo affettuoso e ricco dono di narratore, e ha saggiato quegli argomenti che son più suoi, che aspetta ad ascoltar certo rigore che nella sua vita d'uomo è cosa bella, e che ancora non s'è fatta arte, o tutta arte ? Quel che ogni libero lettore sente in lui è. una mancanza di economia, di necessità lirica, si, proprio, di necessità lirica. Egli può, per il gusto delle immagini, per esempio, infilar11:~dieci in una pagina sola, adatte_ e disadatte, una per ogni cosa nominata;· o dimenticar la ragione di quel che stava raccontando, per un ricordo, un'impressione, un'apparizione. Per chi sta contento al quia, certo il Nipotino (nel- 1' Amata alla finestra, 1929) è la sua cosa più bella, più stretta, Cata la più visionaria; per chi guarda lontano, al domani, Gente in Aspromonte, ·la promessa più ricca. Li tutto è reso e espresso; qui tutto è in fermento, 'c'è una vista più larga, un desiderio di proporzioni più vaste. Vorremmo che qui si sapesse padroneggiare; sentisse il suo limite e l'accettasse. Badi Alva.ro che perfino certe impressioni al1à prima toccanti gli si ripetono, prese nella rapina del suo comporre; e che quell'improvviso è tanto ormai scoperto che il lettore da sé l'indovina e.l'aspetta. Un improvviso, dunque, che non ha più il suo incanto e il suo valore lirico. Dovrebbe la sua prosa aver meno questo accento sempre teso, ispirato, esser più calma, e che vi. cadess~ pìù proprio l'accento interno, più uguale, più certo. Negli scrittori corali, per concludere, non c'è solo ispirazione grande, ma alto gioco. GIUSEPPE DID RoBERTIS. "blioteca ·Giho Bianco

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