Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

-248 M. RAMPERTT, Suora Evel'ina dalle belle mani eco. cadenza le coscette : la gambina diciottenne si disloca nel grand écart, sotto la luce crudele di tutte le lampade e di tutti gli occhi. Sissignori. Luoghi di danza, quest'altro libro recente di Marco Ramperti, offre tutt'altro sp~ttacolo. Ma l'autore serba quella s~a t':'an– quillità sorridente, la quale gli permette di chiudere ad,~sso m l_1~ee cristalline fantasmi che altra legge non hanno fuor dell mcontemb1le ritmo e del moto e serba quella sua tensione lirica, ancora come forma d'ineliminabile t~istezza: quasi di mancata liberazione e pacificazione pur nel miracolo dell'arte raggiunta. Mutando la materia, non muta lo spirito. Anzi si dica, che qui Ramperti riesce ad essere anche più fedele a se medesimo anche più lui. Perché qui non clichés e non formule. V'han pagine i; questo libro che si reggono in virtù sola del loro prodi– gio di evidenza e di labilità. Geroglifici effimeri, come quelli che i piedi dei ballerini disegnano a un tempo e cancellano sull'impiantito : piac– ciono perché evidenti, e corrugano l'anima appunto perché son effimeri. Luoghi di danza e Suora Evelina dalle belle mani ed altre storie d'amore sono capitati sul mio tavolino con un biglietto accompagnatorio (si badi, non dell'autore), il cui senso potrebbe raccogliersi in due pa– role: per competenza. Marco Ramperti passa infatti per uno scapi– gliato e io che ne scrivo ho sulla coscienza un libro, Scapigliatura. Ecco, sì: scapigliato nell'anima. Ma l'arte ? Cioè quanto in Ram– perti più si lega alla serenità del suo riso, la quale anche s'impone al . romantico estro, alla scapigliatura malinconica, disciplinandola, im– brigliandone il lirismo? Rileggete Il principe azzurro, L'ultima lezione, Il fino amante, pensando al Galantino nel convento delle educande, al povero pedagogo licenziato dopo che i convittori di L'altrieri gli hanno schiacciato dietro un uscio la tortora, alle lugubri nozze non ricordo più se di Riccardo Waitzen o di Bouvard. E poi dite se sopravviva ancora qualche cosa del diluito umorismo, della manierata concisioné, della sciatteria appassionata di Rovani, di Dossi, di Tarchetti. Quella che si comunica a noi per contagio, con la frizzante, fresca immedia– tezza di questa prosa raropertiana, è, se mai, e di tempo in tempo, non so che stretta al cuore, per la quale sì il pedagogo congedato nell' Ul– tima lezione è ben degno di star a paro con l'altro, allontanantesi gli occh~ gon~ e il suo v~setto di gerani in braccio, nella pagina più ~ug– gestiva d1 tutto Dossi; però allo stesso modo che certa caustica gio– vinetta, in una di queste novelle, può richiamare alla mente la Pisana delle Confessioni di un ottuagenaria, e che il Romanzo di un povero cane dedicato da Ramperti forse con intenzione a un competente di letteratur~ inglese, può commuovere ricordando Ja brevissima istoria sublime di dolore, della Lepre ferita del Burns. ' PIERONARDI. CORRADO ALVARO, Gente in Aspromonte. - Le Monnier, Firenze, 1930. L. 12. Che scrittore è Alvaro? Dovessi parlar per immagini e ~iferirmi ad altre arti, lascerei le arti figurative, e non direi, per es;mpio, che egli BibliotecaGino Bianco •

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