Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

M. RAMPERTI, Suora Evelina dalle belle mani ecc. 24 7 vive, le quali .si muovono per entr o queste storie d'amore: suor Eve– lina, così snella nel saio, che per ravviva.re la lampada sull'altarino, prende, si direbbe, la stessa posa della adolescente raffigurata sulla copertina del libro da capezzale dell'autore infermo; Marioli, che dopo aver lasciato deliberatamente cadere un grosso fico, putrido e colante, sul vestito nuovo del compagno di gioco, assiste ai rim– brotti di cui questi è fatto oggetto, « quieta, incantata, angelica, gi– rando dall'uno all'altro il visuccio liscio come un confetto>>; e poi le tre educande nel giardino del collegio (seguono con lo sguardo una rondine e.... incontrano, lassù, gli occhi d'un giovanotto che le spiava da una finestra sotto un tetto, trasaliscono, scappano via con uno strido, e poi ritornano, e riguardano, intrecciando le braccia ai fian– chi una dell'altra, stringendo le labbra per non ridere, mentre altre sopraggiungono, curiose, sbigottite, divertite); e poi ancora, Giulietta Maggi, l'ammiratrice de La corona di cristallo, ch'invita l'autore a un tè di beneficenza per farsi scrivere un pensiero sull'albo e, in suo cospetto, distruggere con lestezza pacifica tartine e fondants, concen– trandosi, animandosi in una golosità punto vergognosa di mostrarsi : « - È un piacere, signorina, vederla mangiare. I marrons-glacés infi– lano la sua bocca, e scompaiono, come dei topolini in una trappola color di rosa. - Rise forte, rise di cuore, per questa mia grulleria, rimanendo col fiato mozzo e un topolino preso a metà nella tagliola». Ecco: le simpatie ai Ramperti s'orientano verso questo tipo fem– minile. E c'è quasi da credergli sulla parola, quand'esce a confidarsì scherzando con l'una o l'altra delle sue belle bimbe proterve: « Imagini, signorina, che tutto, si può dire, quello che si fa noialtri, si fa per voi: per voi giovinette che siete sempre state, ma oggi sopratutto siete il fiore della vita; e tante volte, se si fatica tanto, se si pena tanto .... ». In– cantandosene ma anche dandosi un poco la libertà, davanti a tutte si ritrova cori quella sua calma superiore nel sorriso e tuttavia imme– lanconito dalla fatalità di quel suo teso lirismo : come se quelle sìre– nette lì, tra la bimba e la. donna, ch'egli pur sa imprigionar così bene nella pagina scritta, s'ostinassero poi a farglisi inafferrabili, burlandosi di lui, dal fondo della loro effettiva realtà, e gliene venisse non so che inappagamento, e delusione e incolmabile vuoto. Bataclàn. Una tanzerin si presenta alla ribalta con un cilindro e un monocolo, ma, per il resto .... Tiriamo un velo! Altro numero: Takka Takka, venuta da un'isola di pirati, danza con un pugnale alla cin– tola, rivelando nel gracile corpo, in perfetta cadenza, i moti delle grandi forze elementari. Ija Ruskaja, tartara superba, fa di ogni gesto un dono e un comando, còn l'autorità silenziosa che hanno sol– tanto le danzatrici e le veggenti. « Salute, ultime messaggere del nord, elfidi dal piè leggero!»: queste sono le Unne, rosei battaglioni della riserva, ultima ratio del deutschtum, calate alla riscossa in dancings e tabarins. E queste sono le negre: si sciancano e si dinoccolano in tempo di charleston, su un fondale di raso bianco : macchie d'inchiostro se– moventi, scarabocchi saltanti. Largo infine alle girls della City o di Santo Stefano, che verranno in mezzo alla sala, tra i finti glicini e il finto champagne, a cantare lo Yankee-doodle e a schiaffeggiarsi in ibliotecaGino Bianco

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