Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Politici e moralisti del Seicento 235 lare, leverebbe 'l'armonia, l'ordine, né vi lascerebbe altro che dissonanze– e confusioni. L'ordine dell'Ìmiverso è contrario all'ordine degli individui. I cieli, che girano per lor particolare natura da occidente ad oriente, sono dalla natura universale ogni giorno condotti da oriente ad occi– dente. La morte non può essere cattiva né con dolore, se è vero che sia naturale il morire, perché le cose naturali son buone,,. Un universo cieco che non sa più di volontà umane: un mondo de– solato che nella sua, più intima vita si ritrova senza Dio. Oltre il cattoli– cesimo legalistico dell'età, ritorna dai secoli, con la sua invincibile nega– zione, il fermento del pessimismo cristia-no : ma è troppo forte il senso della vita che il Rinascimento ha posto negli animi perché esso approdi in un ascetismo negatore ma, consolatore. Il Malvezzi soffre di questa contraddizione : il suo Dio dominatore dei cieli che ,è tornato .alla, sua fede non sa riconoscèrlo nell'opera dell'uomo. È il dolore della sua, età che si riconosce nel Malvezzi, il dolore attraverso cui si veniva elabo– rando la nuova coscienza del valore delle passioni nell'anima dell'uomo ~ nella vita del mondo, che fu poi uno dei motivi più alti della, fede . delle nuove generazioni. La Controriforma aveva, richiamato Dio nel mondo del Rinasci– mento: questi uomini lo ritrovano dinanzi a, sé, ma, il richiamo alla prov– videnza non è richiamo alla necessità del dolore nella vita, come lo rico– noscerà più tardi il Vico, un uomo che vive già della,·fede del mondo mo– derno nella logica eterna e necessaria, delle cose; ma è una, sconfortante rassegnazione a, una vita che è più forte di noi. La pagina del Malvezzi sulla morte è un motivo senza svolgimento: i moralisti del Seicento non trovano mai la via di uscire oltre la deter– minazione del consiglio di prudenza, che, chiusi :nella ricerca delle l'a,– gioni della, loro individuale azione, delineano con la stessa fiducia nella ragione con cui nel Rinascimento s'erano delineate le forme di vita del -0ortegiano, tutte fatte di una sicura volontà di adeguazione dell'indi– viduo alla società in cui vive; vedono se stessi, di rado vedono l'uomo. Non guardano al destino dell'uomo, non vedono l'umanità, oltre la pro– pria delusa vita non sentono il dolore umano. Nella Francia stanca, delle lotte della, Fronda, La Rochefoucauld scrive le Maximes, in cui un pessimismo a, tinta gianseni~tica colora una, ricchissima, esperienza mondana : sono questi st'essi anni, gli anni del Malvezzi e dell'Accetto. Ma vicino alle Maximes na-sce la Princesse de Clèves che inizia il romanzo moderno che fu sempre, in Francia, storia di un'anima e si risentì sempre dell'esperienza da cui era nato l'interessamento psico.– logico della, cultura francese : nasceva, cioè qualcosa, che continuava, una, letteratura che sempre si era rifatta alla vita sociale della, nazione, ma, apriva con la sua originalità di moralità calata in un'anima e fatta rac– conto, la letteratura, moderna,. La Francia aveva una cultura che poteva generare una, letteratura. · I nostri moralisti del Seicento, povere espressioni di una povera vita, restano consiglieri di prudenza, casisti dell'avvedutezza,. Mancò ad essi un mondo di affetti e cli passioni in cui potessero muoversi ~ vivere. Sono la voce di quella decadenza italiana che fu decadenza di idealità morali. Passato il Seicento, le loro ;massime furono dimenticate, non ini- BibliotecaGino Bianco
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