Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

226 A. Consiglio a,:ffermato nel Giorgione, è preludio al pensiero crociano, che appar~rà solo otto anni più tardi: la incomparabilità di due sintesi artistiche v1 è chiaramente intuita. In altro luogo, persino la identità di forma e con– tenuto è sentita con una certa chia-rezza: « Imaginare un'arte senza forma sarebbe presso a poco come imaginare una casa senza mura e senza tetto. Se le arti sono fa.tte di simboli, cioè di segni esteriori, tutto il loro mistero è in questi simboli, scomparsi i quali, esse aspirano a diventare come una musica intima dello spirito. Tutta l'arte rappresen– tativa è nella forma, o, per meglio dire, nello stile che è la forma più vicina all'idea» (Giorgione, p. 21). Tuttavia Angelo Conti non ebbe della sua teoria una visione orga– nica tale da suggerirgli una esposizione rigorosamente sistematica. Pur potendosi annoverare tra i più interessanti scrittori italiani di estetica, gli -è mancata poi una metodica e severa organizzazione mentale. La frammentarietà delle sue scritture nori ci sembra s_uggerita da una voluta maniera di divulgazione, ma piuttosto dalla naturale pigrizia del temperamento. A questo egli deve certamente talune contraddizioni, quale, per esempio, l'idea che l'arte non potesse rimanere estranea alla morale, ma dovesse contenere un preciso insegnamento etico, principio non bene adeguabile all'identità di forma e contenuto. A questa frammentarietà dell'opera di Angelo Conti crediamo che sia maggiormente da imputarsi. la scarsa popolarità e la scarsissima in– .fluenza del suo pensiero estetico. Gli italiani, che hanno mostrato, agli inizi del secolo, un breve amore per un'arte di frammenti e di episodi, non hanno ·poi abbandonato il gusto per le trattazioni sistematiche e per le discipline serenamente razionali : il filologismo carducciano non ha ceduto signoria che alla estetica crociana; anzi nel movimento vo– ciano, carduccianesimo e crocianesimo giungono ed influiscono ex aequo, e anche oggi può dirsi che le due tendenze si avvicendino. Ora l'estetica contiaila, estremamente romantica e irrazionale, do– veva necessariamente rimanere compressa è soffocata, incuneandosi tra il pacato razionalismo dei filologi e l'idealismo napoletano temperato, se non da un certo razionalismo, da una larga vena di spirito logico. E poniamo all'attivo del Conti il fatto che la sua teoria si esprimeva in una chiara, umanissima scrittura, in aperto contrasto con quella del periodo più alessandrino e pletorico del dannunzianesimo. A rileggere c~rti passaggi della Beata Riva e certe pagine di Sul fiume del tempo vien da pensare al largo sereno limpido fluire di talune prose del lati– ·nissimo Paul Valéry. D'altronde, eome un francese, come un inglese del corrispondente tempo, egli aveva il gusto dell'essay, della breve prosa contep.uta e condensata. Talvolta la intensità del suo pensiero e l'alto tenore della sua ispirazione fanno pensare al migliore Walter Pater. Sp~rito l ~r.ga ":1en~e;uropeo, e ~er questo stesso motivo poco com– prensibile agh 1tah am d allora che s1 tormentavano in un profondo dis– sidio tr_a_ le grandi tra_di~ioni nazi~nali e quel che oltr' Alpe significava romanticismo. Il pess1m1smo contiano proteso all'annientamento è un superarsi dell'individualismo, uno stato d'animo che presuppone tutto BibliotecaGino Bianco

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