Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

216 A. Sorani e dal suo non meno straordinario disprezzo delle prove legali, delle tracce- materiali delle impronte digitali. Mentre i rappresentanti della ' . legge insistono a ridurre la natura umana dentro una formula e ad irre- tire ogni colpevole, vero o presunto, in una rete di evidenze palpabili, di indizi misurabili, di moventi sindacabili, per Philo Vance non esistono che prove psicologiche e impronte mentali, !l la natura umana, come la verità, è infinitamente mutevole e ingannevole, e ogni problema çrimi– nale richiede quindi un processo investigativo diverso, ma sempre basato su un accertamento psicologico degli uomini e dei fatti. L'estetismo e il dandismo intellettuale di Philo Vance, che si sva- · gano nelle più diverse perlustrazioni artistiche _ed estetiche, anche nei momenti più cruccianti, si concretano poi, quando l'ora è giunta, in quasi esatta erudizione. Nello Scarab Murder Case, l'ultimo romanzo del Van Dine or ora apparso, Philo Vance, critico musicale, trova inop– portunamente a ridire sull'arte di Toscanini direttore d'orchestra e interprete di Wagner ... ; ma la sua tempestiva erudizione egittologica di fresco acquisto, unita alla sua consueta penetrazione psicologica, gli permette lo stesso di sciogliere il nodo del mistero d'un delitto compiuto in un museo egiziano e di lasciar attoniti come mummie i suoi amici poliziotti ufficiali, ed anche i suoi lettori. . Ma l'intuizione psicologica di Philo Vance è, in fondo, equilibrata e contesta d'una. logica cosciente e normale, cosi come tutti i racconti di cui egli è l'eroe rientrano nell'equilibrio e nella normalità. L'ombra della colpa è sapientemente distribuita su vari personaggi tutti plausi– bilmente imputabili, l'interesse è tenuto desto dal giuoco dell'investiga– zione condotta contemporaneamente dalla giustizia ufficiale, secondo le sue regole e dal poliziotto dilettante, secondo la sua infrazione di que– ste regole, e dalla concatenazione degli avvenimenti e degli stratagemmi romanzeschi. Il Van Dine intende che il racconto o romanzo poliziesco sia quello che deve essere : una macchina costruita il più ingegnosa– mente possibile, preordinata come un esatto shitema d'orologeria, in ogni più minuto congegno, infallibile e sorprendente in ogni suo scatto come in ogni suo movimento, o un giuoco di pazienza in cui ogni pezzo deve combinare coll'altro, con esattezza matematica, e la cui soluzione dipende dal ritrovamento e dalla messa a po~to del pezzo mancante. Insisto su questo, perché il vPro e proprio romanzo poliziesco non devP: esser confuso col romanzo d'avventure sanh'1linarie e terrificanti, non accentrato intorno ad un problema giudiziario o criminologico ìn genere, ma costituito da una serie di avventure criminali, il cui interesse è dovuto non tanto ai procedimenti e ai metodi investigativi usati alla ricerca del misterioso colpevole, quanto alla cinematografica successione di eventi sensazionali. Edgar ·wallace, che pure ha scritto alcuni buoni romanzi e racconti polizieschi, è sopratutto un portentosamente pro– lifico manipolatore di romanzi e di racconti d'avventure orripilanti, . che non rientrano nella categoria in cui il Van Dine ha, fatto qu;i,si nobilmente rientrare quel genere di letteratura che, a malgrado di tutte le deviazioni, vive ancora sotto l'egida di Sherlock Holmes. BibliotecaGino Bianco

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