Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
Conan Doyle e la fortuna del romanzo poliziesco 215 ------ mon_tagne, ma un canarino sorpreso tra i rami d'un albero, una stella marina intravista sulla rena di una spiaggia, due pesci rossi gettati a morir fuori del loro .vaso di cristallo, due gocce d'acqua che si rincor– rono parallele lungo un'invetriata, gli rivelano le vie dei delitti e dei col– pevoli. La sua immaginazione trasognata e lontana, che par le .mille miglia fuori- dal concreto e dal positivo, guizz.a rapida verso la verità c he ·s:f ugge a tutti gli scrutatori materialisti, per rivelarsi a lui solo. I su.oi delinquenti son di regola maniaci e lunatici che soltanto lui può perseguire e .salvare o colpire, per la morbida affinità ch'è tra l'anima sua e l'anima loro. Anch'egli è sempre fuori di. .sé quando è più in sé, perché vede cos-e e sogni e ode voci che gli altri, i pretesi savi e pratici, non vedono e non odono. La sua scienza degli enigmi criminosi non è, per usare le stesse parole di Chesterton, una presenza di mente, ma un'assenza di mente; ~d è durante le sue àstrazioni e distrazioni che gli riesce di ripercorrere le vie attraverso le quali gli intenti criminosi si sono attuati. È superfluo aggiungere che i suoi strani modi e il. suo parlar per parabole gli fan correre spesso il rischio di passar per matto e di finire in manicomio come i delinquenti di cui si erige a giustiz1ere quasi sempre pietoso. Noi sappiamo. che l'artificiosa saggezza chesterto– niana, la quale anche in Gabriel Gale come nel padre Brown ha trovato un interprete originale, è così contesta di p·aradossi e di giuochi di pre– stigio intellettuali da sfiorar spesso, sia pure soltanto in .apparenza, gli orli della più amena follia. Ma il poeta poliziotto delle ultime novelle di Chesterton è troppo letterario e stravagante per essere convincente· e sopratutto per costi– tuire il centro persuasivo di un vero e proprio racconto poliziesco. Che– sterton è ormai cosi lontano da Conan Doyle, quanto Gabriel Gale è lontano da Sherlock Holmes. Il suo racconto poliziesco, portato ad una quarta dimensione, non è più racconto poliziesco, ma ingegnosa varia– zione intorno a casi di psicologia anormale. n compito di creare, fuori da Sherlock Holmes, un investigatore più ricco d'umanità e di moltiplicare le doti analitiche e psicologiche del tipo e di rin{!.ovarlo sino ai limiti del plausibile, mantenendolo tuttavia eroe d'un complicato problema giudiziario, doveva spettare ad un americano, il Van Dine, che, tra la falange interminabile dei compe– titori, si è rivelato abbastanza artista e sopratutto, quel che più c_onta in questo genere di letteratura, manipolatore invidiabile di tutti gli ingredienti ed espedienti criminali e sensazionali che il genere comporta. Philo Vance, il poliziotto dilettante di S. S. Van Dine, ·unisce alla sa– pienza criminologica e psicologica, una scintillante conoscenza della letteratura, della storia e delle belle arti, è esteta e mondano quanto ,Sherlock era puritano e antisocievole, e alla maschera frigida e rigida di Sherlock, contrappone una maschera animata d'un cinismo persifieur, dietro la- quale contempla, con sorriso elegantemente beffardo, anche il delitto più atroce e i.I delinquente più temibile. I rappresentanti ufficiali della legge, i routiniers investigativi che il Van Dine gli contrappone in ogni romanzo, restano essi stessi disarmati, affascinati e infine con– vinti dalla sua sarcastica superiorità, dalla sua straordinaria cultura · BibliotecaGino Bianco
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