Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

76 B. Tecchi EUa, si era mel'avigHosamente sviluppata in altezza, come per • uno ,slamcioimprovviso : le gambe sottili, anche se ben tornite, face– vano capire che di là dal ginocchio, che la veste lambiva e non riu– sciva a scoprire, si sa,rebbero ingrossate ma sooza eccessivo turgore; e il corpo 1110n ,era magro, era anzi rimasto sodo e 1pien,o,ma nelle forme del petto pareva avesse insieme con lo sviluppo, acquistata una prestanza a U!Il tempo pie~otta e snella, che verso la bianchezza del collo decl:iJnava.... E di tutta quella trasforma,zione, che a me :pareva meravigliosa, era rimasta nella luce del viso, nell'aria degli occhi, un seinso come di stupore. Credo che rimasi a bocca ,aperta. Certo avrei voluto dar voce, amche se sarebbe stata una sconvenienza in quel rig1do aimbiente e giovine com'ero,.alla mia sor.pJ·esa, al lllio entusiasmo; ma il si– gnor Carlo interveillile con uno strattooe,' mi fece alzare, mi portò via oon sé lllel giardino. · Io avevo Ulllapesantezza ai ginocchi, ooone se avessi già cam.mi – lllato per ullla strada dli mine miglia,. Eppure lo segu ii, lo stetti a sentire. - Lei, l'altra volta, non vide i {11,0st ri carrn.pi ,che sono di là dal primo podere, - incom:iJnciò: Voglio far le vede re i nuovi la– vori che ho fatto, gia.cché abbiamo un po' di tempo prima del pramzo. - E, armatosi di un bastone, illlcominciò a farmi girare di qua e di là. Si può immaginare in che ,stato io fossi. Era oome se camm:iJnassiin mez;,;oalla nebbia, con quel gran ,sole che c'era, -splen– dente sui campi. Non vedevo, sooUvo le parole, ma non mi riusciva di ascoltarle. A un certo pu[lto, come in mezw a squarci dli nebbie, vidi ehe il signor Carlo m'indicava, ool bastone gr&ndi opere in mu– ratur~, bastioni, rinfoltimernti, casolari.... AHora ebbi Ulll'impres– sione dolorosa, come se ciò che mi era 1 balenato l'altra volta, adesso mi oolpisse. Erano tutte opere gigantesohe, ma non erano oompiute : le più anzi, interrotte verso la fine, con Ulll senso di indecisione e di triste;,;za, 1sopravvenuto proprio all'ultimo ,~omento .... Non so per– ché :iJnquel momento poosai a lei, e mi pareva che ne dovesse sof– frire, lei che pTopdo allora era balzata quasi per miracolo in una luce nuova e mi pareva minacciata d'a mille periooli .... Il signor Carlo lllon s'accorgeva certo di queste bubbole che IIni _vaigavanoper la testa, e invece ,~'entusìasmava del suo lavoTo, mi trascinava oome un automa su per ripiami e colline chiacchierando _indicandomi, infervorandosi; e chi sa quanto sarebbe dUTata quell~ fatica, se da un11delle logge del palazzo non ci avessero chiamato per il pranzo. Non ebbi l'allegria dell'altr·a volta. Duramte tutto il pranzo fui preso da uno str,a1I10, grandle timore di guardarla in viso, mentre ,mangiava. Mi pareva che da un mo– mento all'altro avrei avuto oome 'lllllcolpo di folgore, e che tutto l'amore .sairebibesparito in un batter d'occhio .... Mi ricordo che so- Biblioteca Gi o Bianco

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