Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

1 grassi 71 della presentaziollle &gli Agrimooti, io fui stranamente allegro, coo quella pienezza d'allegria, for,se un po' nervosa ma sincera, che ·halllllo soltanto i mali:nco10ici. Non ebbi occhi quel giorno altro che per r1dere. E certo le d11eraigazze, quella bio10dae ·quella brullla, mi parve:vo tutte e due ugualmente insignificanti: -c'era in t'Utto il loro atteggiamento 1JJI1apaissività inalterata, che poteva essere rtrunto effetto -di un eccessivo riserbo, IIlOnnuovo :ùn quelle famiglie di p,rovincia, quanto ocaggine perfetta. Il fatto è che io non le distinsi l'UJI1adall'altra. Qurundo rimasi solo col s1gnor Carlo, il buon uomo si ,slargò in una oordialità rumo– rosa e. chiaicchierona. Aveva uma, voce patetica e solenne, fatta, pareva, più per le oècasioni pubbliche che per il parlare privato, ma con UIIlavena improvvisa., ogni trunto, di ironia o di malumore, che faceva pensare ,seegli non avesse per caso ooscienza di esser r1dicolo. Ma faceva contrasto a quella vena d'ironia il modo di vestire : un grande cap.pel1o a bomba, due p;olsini rigidi, bianchi; gig~teschi, e UIIloollettollle altissimo, con risvolti all'runtica. Io ebbi la dabbenag– gine di 1s-olleticarloproprio :ùn .quella che era la sua manìa di grrun– dezza, lodando le opere più monumentali del giardino e della casa. - Oh, oh, - disse, - meno male che andiamo d'accordo. Con mia moglie ,si letica sempre .... Ma che vuole, IIlonvede come siamo tutti grrundi e grossi illl quest_a casa ? e le pare che si possruno fare, come vorrebbe mia moglie, delle cose piccinine, graziosine ?... - Si sbraic– ciò, 1sientusiasmò del mio oonsenso e dei suoi lavori, e mi traiscinò appresso per tutto il gia,rdino, e dopo il giardino nei C3ID1pi a mo– strarmi questa opera e quella, di boinifica o di riattamento. NolD.mi acoorsi quel giorno o non feci gran -caso che tutte quelle opere, runche se gra01diose e imponenti, eram lasciate a mezzo o non finite proprio quando errun vicine al compimento: e che in un casale maistodollltioo mancava l'·ultimo pezzo di tetto e che in un muro maestoso s'apriva u111a ferita con ·uno strascico di sassi abbamdonati e sulla cima -di una torretta altissima era stato lasciato incompiuto p:voprio l'ultimo cocuzzolo, come se, chi l'aveva or-dfoata, avesse avuto timore della .parola: fillle. Solo quando fu carico di sudore e di chiaicchiere, in cima a- una salita, il signor Carlo ebbe come un attimo di ironia o di resipiscenza: - Noi, sa, siamo quasi tutti mistici.. .. - Poi guardò improvvisamente l'orologio e disse: - NOlll pensavo che oggi lei fa penitenza con noi. E neppure durante il pranzo, che fu 111aturalmente sootuoso e lu111ghiss:inno, diedi importainza a molte cose a cui dovevo poi ri– pensare in seguito. Al principio, qùamdo tutti erano già a tavola e nessuno ,se l'aspettava, si. presentò il signore che intorno al cami– netto si faceva mordere la scarpa, dal cucciolo. S'era vestito tutto di nero, irreprensibile ; e benché fosse anche lui ,grasso, runzi il più grasso di tutti, quel nero del vestito e il pallore della carnagione ibl1dtecaGino Bianco

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