Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
· Il « renacimiento >> m1tsicale iberico 63 possolllo definire perfotte. Ognuna sembra inaccessibile alla cTitica, e già appartiene alla storia. Come R:wel, e forse runco.rpiù di Ravel, De Falla è dotato di u:n senso autocritico di tale severità, che i[ solo fatto di vedere pubblicato un lavoro suo, è sicura garanzia di per– fezfone. De Falla deve pochissimo, anzi nulla ad Albeniz. Si può senz'al– tro affe.r,mare che ,senza Albeniz, De FaJlla sarebbe esistito lo stesso. In ,questa sua arte, amziché ,premdere le mosse da una musica piani– stica di salotto, sia pur vivificata dal cainto popolrure, De Falla crea una sintesi, come nessuno aveva mai tentato, dei vari elemeinti ibe– rici preesistenti e mai sino a lui riavvicinati; il canto gitano, quello arabo, le mirabili melopee .castigliane ed aragonesi, i vari ritmi di da,nza della penisola, il clavicembalismo ,del Cabezon, la severità di Vitoria, l<oscarlattismo, la graJlldio-sità di Carlo Quinto, il ba– rocco ,gesuitico, la dolorosa storia del« Ca,valiere dalla triste figura>>, tutto ciò ÌIIlfineche la Spagna ha offerto di grande nei s-ec-olipassati e che 1I1essunoaveva mai trasformato in suo1110.Ma tutto questo è tradotto 1I1ellamusica di De Falla 0001 Ulllatecnica che nulla i goioca del passato, ed! è sopratutto, dietro un'apparente semplicità di mez.zi e una sobrietà di effetti veramf.>nte«classica)), totalmente modema. Mentre trunti « mittel--europ,ei >>sono a,noora oggi a.llleprese con la atonalità, mentre talllti altri ÌIIlvece (e fra -questi, parecchi italiani della mia generazione) ,non riescono a svinoolarsi ,dall'armooia del– l'epooa debussia:na o talv,olta neanohe da quella cromatizzata post– wagneriama, De Falla riesce a ·formarsi un linguaggi-o essenzialmente :q.-ovecentista,.nel quale la politonalità è cosa corrente, ma dal quale sono anche severamente escilusi i r-esidni romaintid e debussisti. Pa– rimenti mirabile è kl., sua strumentazione che è conforme alla sua tecnica generale, e dl' un maes tro che tutto sa e tutto- può : stru - mentaz.ione asciutta, e nervo.sa., talvolta stridente, altre volte inveoe dlolce c-ome u:na,notte di Anil.alusia. Uin':iintensa vita ritmica a!Ilima quest'arte; arte d',oggi, necessa"ria, che va diritta allo scopo senza perdere tempo in sentimentalità inutili ma anche senza ['Ì:nunciare a !Ilessuno dei doveri «umani>> ed emotivi della musica. È interessa1I1te vedere che cosa abbia potuto suggerire a De Falla l' eseIDipio debussista, oorroborato dall'amicizia personale che il gra!llde Claudio ebbe per il giovane spagnuolo. De Fal!la ebbe so– pratutto dall' Iberia debussiallla la visione d'un'arte spagnuola fon– data ,su qualoosa di ben più profondo che ,non la semplice cita.zione di canti popolareschi cuciti assieme. In pari tempo vide il modo come poteva, liberarsi non dal lirismo, ma da quel romanticismo ormai decaduto che a.veva avuto in· Wagner l'ultirrno suo grande figlio. Vide Debussy, che già aveva. prestato aooolto a certe voci russe, riandare ogoii gioroo più vicino a.I medioevo gotico, all'arte di Oouper:iin e dì Raimeau, ritrova,ndo ÌII1 quelle antiche musiche il blioteoaGino Bianco
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