Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
Tl '<< renacimiento » 11111.Yicale iberico 61 scholisti, e viceversa. Del resto ciò era perfottamem.te 1ogioo, perché il debussismo e, aie.canto a,dj esso, il movimento che faceva caipo al VE)!Ochfo Siailnt-,Siaeins,e dal quale provennero successiwtmente Faruré, Dukas e R,avel, erano in piena contraddiztooe, nella loro latina chia– rezza s,piritua,le, coo le idee nebu1osaJinente mist1che ed astratte che guidavano i oomponenti la congrega franckista. A1beniz aiveva per l'léla immensa fortuna di essere spag,nuolo 'al cento per cento; quindi per amore o p,er forza lber'ia dov~wa un giorno balzare fuori dal suo runimo ardente ed appassionato. Ma quel1o che difettava arlJAl– beniz, .Jil/Usicista,anzitutto istintivo, era la tenacia spiri.imale, la curfosità irntel1ettuaJ.e e la severità autocritica che ,sooo le virtù essenziali degli uomini destinati a guidare gli altri. E :gli difettava inoltre la p,reparazione tecnica nel senso della forma. Oosì a1VVenne che, mentre lo spirito di lberia è ne<ttamente impressionista, le forme nelle ,quali l'autol'e oostrinse questo spirito, .so1110 semplioemeinte c1aissiche, anzi beethocvenirune le più. Questo grave dissidlio tria spi– rito e fomna illustra eloquentemente l'incertezza morale di Albeiniz, scarso di preplltrazione tecnica, e incapace d_iscegliere tra la libera– ztone dlebussista ed il rigido sterile scholismo postfrarnckista. Questo ·vizio fondamentale è la prima causa, dell'ililferiorità d'un'opera cui altrimenti sa,reb'be spettato il tito110di capolavoro. Vi è poi in lberia un altro difetto, che è sensibile a chi confronti questa musica coll'arte di De FalLa: il suo provincial-ismo. Malgrado la ricchezza del materiale etinico adoperato, mailgrado la maignifì– oenza della messa in opera, Iberia non assurge mai ad 1l!ll vero valore U!lliversaJ.e. Essa rappresenta nena musica spagnuola, e oo,n assai minore virtuosità di attuazione, ciò che l'arte di Rimski-Korsakof è nella musica russa: una musica cioè di carattere spiccatamente oo– loristioo, mag'ari affasciinante, ma incapace di saJlire a quell'ordme elevato di va}ori spirituali che trascerndono il nazionale per divenire parte integrante del patrimonio universale. Albeniz nolll ebbe disc-epoli, e non_poteva, averne. Ebbe molti iimi– tatòri, perché la sua a.rte è di facfle imitazione. Ma discepolo è cOilui che continua e pe:rpetua, il principio interno di un'arte. E l'assenza completa di discepoli albeniziami prova, se anoora ve ne fosse biso– g,no, che quella musica non era amoora l'arte definitiva e sintetica che Pedrell aveva auspicata aJ.1lanazione sua. Tuttaivia, rimrune ,semprre Iberia un momento esseinzi_alee somma– mente felice dlella rinascita musicale ,spa,gnuola; e oome tale non sarà mai obliata. Accalllto ad. Albeniz, va rfoordata la poetica :figura di Enrique Grrunooos (1868-1916). Anch'egli piarnista mirabille (può dirsi for– tunato chi ebbe la ventura di udire Granados interpretare le sue Goyescas oppure certe Sonate di Scarlatti), cominciò dallo scrivere musica a,lquarnto « salottistica )) della quale le famose Danze spa- ìbl1otecaGino Bianco
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