Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

Riflessi 55 Poi un altro gioooo incomincia, ed egli riprende i lenti intermi– naibili giri -della sua minuscola prigione. L'aoqua manda un riflesso sulla parete, e, quando s'increspa, quel riflesso si agita e fa dei buffi gesti che s'inseguono, tremano e ritonnamo a un punto. Certo il ,pesciolino inon sa che i suoi stanchi guizzi di prigioniero mettono una nota di gioc001dità 111ella stanza. Ora Italo fa un gioco llluovo, inventato in questo momento : si pone col dorso alla parete, e nell'atto di far scorrere sul pavimooto uina palla di gomma si sla;ncia a corsa insieme con quella per vedere chi arriva prima alla parete opposta. Lo zio ha dichiarato che è un gioco un po' sciocco, ma forse non lo ha capito bene : il fatto è che Italo ci si appassio111a.Uno dopo l'altro egli percorre tutti gli itinerari possibili fra le quattr,o pareti, finché s'abbatte oome u111 bolide nell'angolo della mensola. · Lo zio si volta a uno strillo acutissimo, e illltravede nell'aria un balooio d'oro, e poi, sul pavimento, il dibattersi frenetico di una cosa lu0e111te.Oon un guizzo fulmineo il pesce è balzat(\ dal vaso, e p:r:ima che ltalo abbia potuto prooderlo è andato a mire sotto il divano. - Zio! muore! muore! Il bimbo, bia;noo d'am.goscia, si getta sul pavimento : ma l'orlo del divano è basso, non vi si può infilare che il braccio, e il braccio di Italo è brpve: impossibile spostare il mobile: il divano è pirun– tnto come una roccia : ci vorrebbero sei uomini o un terremoto. Lo zio è uscito a cercare u111 bastone: Italo si sposta lungo l'orlo spingendo la mano m dove può, e, con una sofferenza che precipita i111 disperazio111e,ascolta quel dibattersi angoscioso: è un piccolo, sordo rumore, ma più potente di tutti i frastuoni ch'egli ha mai sentito. Lì sotto vi è u111a cosa viva che si flette, si tende, si contrae negli spasimi dell'agonia: e non vuol morire: quello sbattimooto sempre più fioco è l'ultimo sforzo per nOiJ1morire: e Italo vuol sal– varlo, la sua ma1110 cerca avidamente a due palmi, a un palmo. O perché neg~i ultimi sussulti invece di avvicinarsi si allontana? Po– trebbe ancwa salvarsi, e vivere chissà quanto. Chi impedisce la sal– vezza ? Chi vuole che il pesciolino dorato muoia ? È questione di U1I1 palmo. Perché Italo è paid'rone di spazii il1jmitati per le corse, se poi alla sua mano mancam.·oi centimetri per trarre i111 salvo il suo piocolo amico ? Perché dispone delle ore e dei giorni per i giochi, se poi gli vengono meno gli attimi per impedire quella morte ? Vi è qualcosa di nemico che avversa gli sforzi di Italo ? Peggio: vi è una cosa indifferente: irndifferente come il divano • eh{' nesi-:u,nopnò muovere e sotto il quale u111 piocolo essere muore. Da qua;nd(• no111 sente più quel lieve sbattimooto, il bimbo ha nPI petto oome Ul[l _ tremito freddo, e gli sembra che intorno a lui si agiti1110delle cose oscure in mezzo alle quali aveva sempre vissuto tbllotecaGino Bianco

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