Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

62 A. Vedrani I I lite biade, e nelle viscere tra i metalli generar l'oro J 'ma. oon fe– condità 1I1uovagli 3imtmannavruno i tesori: oon aJltr'tl adulazioni, non meno che facOIIld:e, servili, fidati in sua leggerezza. Acoresceva con questo vruno iasseg,nrumento lo spendio; fondeva [e faooltàdi 3Jl1- tiche, quasi forlllito per molti anni da sparnazzare le mwve, e già ne asseg,na,na gran donativi; e le :riicchezze ilil erba impoverivano l'unive:risale. Perohé Basso rovigliato tutto il suo campo, e gran p0iese vicino, giurrundo esser qui esser qua la prelibata caverna, aiutato non pure dia s-o1d'ati ma da 001I1ta-dini,popoli comrundati, rulla fine uscito dal 1 poooreooio, con sua meraviglia d'aver sog1nato il IIlOnvero, non mai più intervenutogli, per vergog,na o paura si uccise. Altri dk,ono che ei fu preso, e poi lasciato, ,toltogli i booi invece :del gran tesoro reia1e >>- Ma guardate e •ammirate come i due casi, l'antico e l'attuale, si assomigliaJ10 anche ilil accessori. Ha scritto una volta Alllatole Franoe d'es-ser•eper.swaso « qite l'hiimanité a de toiit temps la méme somme de folie et de bétise à dépenser : e' est un capi tal qiii doit fructifier d'une manìère o·u d'wne autre ». Ma pare che fruttifichi . a distanza di imillemmiin mruniere abbastanza eguali. Il mitomane di Pomposa che, in mezzo al gruppo degli ,sterratori, inseg,na dove aprire la via ial tesoro e suggerisce al M:agistraJto ,di far apprestare i picooni, nolil pare quel i!lledesimo descritto da Tu-cito : nam Bas– sus, efjosso agro siw latisque circwn arvis, dii1n hunc vel illum locum promissi specus adseverat, sequ1.inturque non modo milites sed populiis agrestiiim ejjicjendo operi adsiimptus ... ? Anche OeselLio B3!Sso, secolll!douna tradizione, fu preso e poi lasciruto, vinc-tum et mom dìmissum, toltigli i ben,i; e, per giusitizia de' tempi di Nerollle, non c'è mica male. E IIlOIIl mica [Ilale l'im– me11SoAlllnalista gli fa da pe:riito psichiatra: « .... mente turbida, nocturnae quietis imaginern ad spem haud dubiae rei tramit ». « So– g,no di un mezzo matto», tradusse, forse troppo spoociatamente, il mercamte fiorentino che faceva alle braccia con la stri1I1gatezza cful co!llsole romano: semza,fare violenm alla lettera, mi pare (vo– cabolario de' miei giovani amni, aiutami) si potrebbe voltare: « .... uomo di mente scompigliata, da un suo sogno 1I1otturno traisse sperooza di cosa lllOn dubbia)). o piuttosto fede, ferma fede che del resto, lo dice Dante, è sostanza di cos@sperate. Ma onde codesta · fede ilil un sog,no o ,sia pur anche ilil una fa.ntasiia diurna di visio– nario? Come può l'uomo esser vd.ttima d'Ulll così formidabile in– gan1I10, da scrumbiiare per realtà vissuta o vivente le suggestioni della ,propria fantaisia ? Y.oller sapere ra fondo il come e il perché sarà come rinlllovare ialla luna le domande del pastore errante. N,oi in fondo non lo sapp,ia[Ilo·più di quel che lo sapesse Tadto. Noi ci siam() fabbricate, come il mirtomrune di P,()IIllposa,chiavi da pene– trare 1I1el tempio molte volte millenario della psiche umana. E come BibliotecaGino Bianco

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