Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

38 M. Moretti sempre) Io soprattutto) e la morbj,dezza illusoria di Du,m canit decepit) cioè : quam.do oo,nta., ha ammaliato .... · E le elegam .re oompli catè del Rinascimento? E la ,sem,pllicità com– plicatiss ima dli.Santo Fra1ncesco detto altresi frate Sole ? FigUTairsi se io avrei rirnunziato a sbalordire il mio maestrino ooin l'e111umera– zi0111e di tutte le squisite pieta1rrne à!el banchetto fiorentino presie– ctuto ,da Lorenzo il Magmifico, intonaindo l'iillevitabille « Qmmt'è bella giovinezza - che si fugge tuttavia!>>. Figurarsi se non avrei messo in 'ballo l'intellettualismo francescano maiScherato di leziosa ed ele– gantissima e raffinatissima ,povertà, 00111 frate 1\f,asseoe frate Egidio e frate Rufino e Leo111e pecort:>lfadi Di-Oe l'immamcabile cantico delle creature nella lezione :più aJ1tica che doveva· pa,rer 1più gr3Jdita rud aristocratici orecchi. « Quant'è bella giovinezza - che si fugge tuttaivia .... ». « Laudato si mi Signore per sora nostra matre terra la_quale ci sustenta et governa .... ». Ma non era questo un giuoc.o elegante? Non era un vero e proprio ciurla.re nel mamico? Un giorno ill mooSll:r:iJno rup:pe gl'indugi, e da vanti a M imì che ,sedeva nel no– stro tilllello, u111 po' stanca, mi fece una strana domam,da, mi chiese testuaJmente : · - Nessuna sua poesia è stata mai musicata ? Nolll potevo mentke. Oh, mi sarebbe piaciuto assaissimo ! Am– mettere, svogliatamente, che tutte le mie poesie s'erano mutate ih patetiche r,omamze : e l'indic.àziÒne rigorosa << parole di. ... ·musica di.. .. » come mi pareva solleticante per il mio capriccio d'artista! Ohe oosa strana sootir cantare le proprie poesie! Nessuno le legge e un monello pas,sa e Ile la1I1ciain istrada ! - No, - risposi semplicemente, - nessuna mia poesia, ch'io sappia (111otate,ch'io sappia) è stata mai musicata. E il m.aestr:iino ,rivolse a Mimì uno ,sguardo d'intelligenza che lì per lì 1110nmi piacque. Non mi pia,eque perché il maestrino 1110111 aveva.nessuna ,scusa, 111essu111 interesse a -bazzicare per casa, essendlo Mimì una fanciulla purissima, uscita allora allora ,dal guscio si– gnorina di bu-0111a f miglia sotto la potestà della m3idre. Ah no ! Non si poteva, dar la ca1ccia a Mimì. E :poi Mimì era d'um poeta, e il ·poeta ero io. E 1seil maestrin-0 sedeva in tfu)ello accwrnto a Mimi e Ja guardava neg1li occhi a quel m()d-0, .solo perché teneva ilil mano la bacchetta a teatro, fo ,pm-e potevo vantarmi ài possedere la bac– chetta fatata ,(lel comando diioondo senza riguru-di : << Maestrino mio, 1110,n permetto». Oh DiQ, che oo:Sa ? Ohe cosa inon permettevo ? Ohe cosa volevo tutto ,pc.r me ? La Poesia ? la donni1I1a ? Qu,a,n,do il ma,estro ca,pì oome fosse perioofos,a la ri,valità, d'un poeta, mi tenne quasi soo:nmessamente umo ,str,a,no discoriso; press'a poco questo: cc Sì, a,mico miò, aaich'io ho bisogno di far della mu– sica oome lei fa delle poesie. Lei ha il cuore pieno di poesie e io BibliotecaGino Bianco

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