Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

32 D. Oinelli. e.ra sgusciato fuori dei pam.[)i.Era nudo; libero, all'iaria. Come era gr ainde ! Era così grande che riempiva, tutta l'aria, che no111 si -ve– deva no111 si se111tivaltro che il suo bia,nco:re: era· grande come unia ' 1 . voragine, faceva paura. Non si reggev,a a guardar o e no111 s1 po- teva distrame lo sguardo UJll momento. Lo spasimo di v~erlo to~ glieva il respiro ; ill sangue· si affollava da non trovar tempo p,er 1 battiti. .Morhido e sodo era come a :mungere, le poppe piene di latte, le peòore, la sera. E da u111 capezzolo un filo di latte correndo giù aveva lasciato sulla pelle rosa, sull'i111tricodelle vene viola, un solco bianco che s'andava a per-0ere, curvo, fra i panni. E ecco, su per la vita della don111a,svolgers,i rapidamente un serpe; e sotto agli occhi allucin·ati di Fiore dardeggiiare la, test:uqa preziosa, di pietra dùra, s:uillacarne. E la piccola lingua biforcuta, delicatissima e cartilaginosa, salire .sul petto tondo, su per il soloo del latte, ,sino all'apice, ·oome al pistillo di un fiore. E pareva che ill bosco stesse irncantato a guardare. Al ribrezzo di schiacciarlo, Fiore si rattenne : svegliare la donna oon la biscia al petto 1110111 poteva : 'l'orrore le awrebbe rivoltato le viscere, il sangue. La besti,a aveva steso il corpo intorno al globo di carne, la pancia chiara e morbida tremandole di respiro ; la testfa1a di gemma attorta oome in u111a smorfia di riso; e ecco chiudeva 111elle mandibole il pistillo di carne · senza sfiorarlo coi dentini innocui, succhiando. Il oorpo della donna si smosse, si distese ; poi 111On si mosse più. Lo stupore che aveva tenuto ]'iore inchiodato ,a, guardare si dis– sipò, in u111 velo ross,o di rabbìa. Svelse un b0cchetto e toccò la coda deilla hestia. La be~tia alzò la testa avida, schiuse le ,rna,n:dihofo lat– tiginose, sciolse le sue spire, e colò via lungo il corpo, sparì. Ma in·. quella la d-0111na si svegliò e trovò Fiore chino su di lei, con gli occhi sul suo petto ignudo. Nel grave ,sopore stupefatto, la donna si era sentita penetrare dalla misteriosa ca,rezza. Un corpo morbido e sottile scivolava sulla pelle, un ri,go·d'i fino umi<lore saliva sul seno, destaindo111e, come a un_fil d'erba che le avesse vellicat o la n uca, un ribrezzo profondo e ll!ll ,godere acuto e stupefacente. P.oi l'am.goscia ill1sostenibile di quel bacio che la dissangua;va. E no111 poter gridare, no111 poter,si muovere nella stretta pungente di quelle labbra che l'attanagliavano. Si ,sentiva vuotare, ,si sentiva morfr.e. Si il.asciava baciare, ililvasa di Uil profo111do ribrez2,o i t3Jnto no111 era vero ; dormiva, sognava. E non c'erano membrit d'uomo ~CO·~to a. lei, nel sogno, né uill fiato, 111é labbra umane avevano solcato, diacce, la sua carne calda. Carezze cosi nella vita no111 ce n'era; erruno cose della terra, degli eleme nti, com e i sassi, oome le acque, come gli animaJli ; come quandlo ci si , se.IJ.te ri diventare w nimali. E a destarsi e a ritrovarsi quegli occhi d'uomo allucina.ti fitti 111ei suoi, era oome a andar di sogno BibliotecaGino Bianco

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