Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
Fiore, la Rosa e la biscia 31 si sarebbe voluto nolll ismettesse mai. Si sbottonò la ramicetta: il petto ,gonfio, costretto, pesava. Staiva bene, così, .senoo. pensare. E senza accorgeusene, s'addormentò. Qurundo la sferza del meriggio si 3iddolciva Fiore portava le pe– core al bosco. Allo 1spiraglio di sole che penetrava nell'ombra sitosa della stalla, le pecore pigre a una a una si alzavano e qualche agmella dell'anno belava. Poi si pigiavaino tutte alla ,porta. Forse sapevaino la gita, ché le peoore temono gli alidori, e 1I1el botro trovavano acqua e pastum fresca. Fiore le teneva al bosoo sino al calar del sole ; dopo le poteva stendere per qualche stoppia, ma trovavano poco da bru– care, ormai tutto era bruciato. E alle piogge, che si desideran tanto, ~arebbero dovuti calare a.i piani; e poi al mare, a novembre. Fiore aveva i_lcuore grosso di aindarsene. Lagigiù, per le maremme, non ci stava nessU!I1<0. Gli altri arnni non gliene importava, ché anzi, quamdo i pastori vanno ,per le strade, si vede il mondo da cavallo, e è bello ; e [aggiù ci si prende d'affezione per un puledro che si doma, quamdo la creatura che si ribella si sente d'averla fra le gambe, nostra. Ma IIlO:n. era più ra,gazzo, Fiore; e la sera, per le strade, che le pecore intingono il muso nelle siepi, s'imbatteva nelle donne che tornano a c::1,sa, a bramchi; e gli pareva di non averne mai viste e di IIlOnveder altro che lloro. E di gi-orno le vedeva di. lontano, chine nei campi a far erba; e le inoontrava nel bosc-o a far legna o foglia. A ve– spro eran per l'aie, e quaindo passava, le ragaz1le lo chi•amavano, «Fiore! )), e ridevano, che Fiore aveva la pellle scura e i denti bialllchi quando rideva; e oosì il bia1I1codegli occhi, qua,ndo le guardava, tra i >I"iociolineri. E forse, al varco della siepe, la Chiara del mugnaio aspettava che rpa,ssasse lui, tutte Ile sere, a buio; che il sangue gli dava un tuffo da non p-oter parlare; e, a primavera, quando sarebbe ritornato in su .... ma era lurng,ol'inverno, nei piaini sterminati, lun– goma-re. ( Silenzi dei pastori, rnelle s-olitudini vaste; oon la terra e il cielo, -00n gli alberi e le bestie. Qua1I1do il rio aveva acqua e oorreva, era oome a sentirlo ragionare e rispondere alle cose che gli ainda– vano per la testa, che pas~a,vano lentamente oome nuvole biamche dimenticate 1I1elcielo pallido di calura. E quiando ill rio era zitto, 1I1ellemagre, Fiore guardava nel fondo dove i ,sassi e il motriglio secco serbavano il verso delle acque come, a rialzarsi da nlil prato, ['impronta del corpo rnell'erba. Le pecore si trattenevano nei fondi, tosaindo i pratini chiari) scegliendo le essenze più aromatiche, i ri– butti più teneri. Lentamernte salivamo sui poggi. Quando fu al sa,lto, vide baluginare un che di rosso, nel folto, e, se-ostando la ramaglia penetrò illel covo di verdura dove la Rosa dormiva. Nel sonno, dahla camicetta aperta, il petto della donna ibliòtecaGino Bianco
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