Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
30 D. Cinelli vato: le 1sueforme si erano collmate, come una pia111ta in succhio, a primavera. ,Satolli, gli uomillli, nel lento assopimeinto• del meriggio di fooo, prendev0Jno cormpiacenza dalla vicinanza di quella giovane sposa. Ma ecco di .sulla spalQetta apparire il guardia; S€!IlZa, dir nulla gli uomini, a uno a uno, riprésero le sacche e le giacchette e aindaron su per il ciglio. E di lì a poco di sopra si mosse l'abburait– t&re secco e frettolo,so delila trebbia. Dopo di aver mamgiato e bevuto, la idiJstesa gialla dei caimpi del ritorno abbacinava. Non avrebbe retto a riattraver,s.arli; a pensarci, si sentiva girar la testa: sa-rebbe cascata in un solco. A proodere su pel ri-o e poi dal ,bosco, l'avrebbe allungata del dop-pio; ma era presto, e il bambino poteva aspettare per la poppa. Lungo il viottolo. fra i carpini chiari, via via che ill fra<¼Lssodella trebbia rimaneva indietro co111 lo ,sto1,dire delle cicale bria,che di ,sole, a addentrarisi nel refrigerio ,dell'ombra e dell'umidore, negli odori delle vegetazioni forti ooirnesito di ,sta.lllao dietro a un gregge nella polvere per le strade, er,a oome a sentirsi ridiventare ragazza, bambina: le vooi– vano incontro ore di libertà selvatica, li dentro; feli-cità ombrosa e naturale, oome uiil'a bestiola di bosco. Le rame a strusciarla nel pasSiail'epareva che la volessero trattenere : te ne ricordi ? Merig,gi che il sole ,s.i scioglie nel samgue, che si òivoota oome una pianta e ci si sente crescere, nel corpo, che le ossa se.ricchiolano a allungarsi, <XJmea -stirarsi tutta lllelle prime bra;mo ,s.ie ,111ei primi stupori del corpo che diventa più tondo, più liscio, a ac carezzarlo. E i boschi son caldi come covi e il sole ronza fra le foglie, a anacchie ; e un rombo d'aJi, nellle orecc-hie, addormoota. Nella gran ma,gria, il ri-o non correva) I)la a risalire il botro, ai salti, si trovava qualche bozzo d'acqua verdognola, densa. Calda di cibo e di vino, la R-osa a1ndava :çome smemor•ata : le pareva di 1110111 ·andare in 111essun posto. A UIIl bozzo più fondo si chinò e sr mise a alzare i sassi per veder se-appare i ghiozzi e buttarsi giù [e ranocchie oon un tonifo sordo, di peso. Prese coraggio, si scalzò, .mise i piedi nell'acqua. Nella frescura che saliva su per le gambe, la penetrava il timore di u1navolta che mn granchio l'aveva pinzata, da bambina. 00111 le dita de.i piedi smuoveva, il sedimento fine 0ome llfllapeluria che rioopriva ia fondo; e l'acqua leggermente s'into1~bava,.All-ora'aspettava, ferma, che r1diventaisse chiara. · Era sola, libera come l'aria, fra i ciuffi grigi deile vetrici, rilll– chiu sa dalla cupola chiara di roghi e di vitaJbe cile rica.devano gravi d.ai tronchi bianchi dei gattici. Il folto assiepato della vegetazione la r iparava, lei come s'era ritrovata, che pareva che s'aspettasse, ragazzetta gelosai e solitaria, nel bosco. ~Si mise a .sedere, si distese con le gambe nude sull'erba che le vellicava: un'erba paJlida e mor– bida che non vedeva mai sole. Faceva cal<:10 anche ili; un caldo che. BibliotecaGino·Bianco
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