Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

20 M. Bonfant-ini umane sicché l'accenno a « Colui il qu ale, essendo infinito, diede per leige iincommutabile a tutte le co.se umame aver fine)), grave di rasseg,naito rimpianto, è sinceri,ssi mo, e <li ,grande effetto. Si direbbe un inizio da «trattatista)), e la :finissima pagina di dei;ivazione ovidiana ,sulle condizioni dli vita delle donllle, che più le dispong,ollloa patire i do1ori d'amore, inserita a metà, pare fatta per ri1I1f.orzarquesta impressione, amche se dà lo spunto· aJl cortese finale. - Sulla stes·sa !linea è la draJIDmatica descriziollle della peste: COlll– dotta COlll occhio sfouro:, ed attentissimo a 1I1ofarele reaziollliÌ de– gli amimi e dei cuori- davallltii alla novità terribHe dei fabti, dlove la varietà delle ,soluzioni lllOn esdlude ulll aperto senso di divina necessità; il tutto su un tono sentenzioso e quasi allegorico. E in faJe rarefatta, wtmosfera di apologo vengono or,ooti !Ì ,pel'lso– naggi dei 1I1arratori. Questo capitofo strao-l'dina,l'io infatti nolll è soltanto Ullla delle cose più grandi che si siano :ecritte in prosa, né ha il ·solo ufficio, nelll'ec,onomfa del libro, della ((lllegra cornice>> intorno a un quadro chiaro, ma ha più intimo dovere e più capitale importanza. « E lllel vero se io potuto avessi onestamente per altra parte menarvi a quello che io d'esidero, che per cosi aspro ,sentiero come :fia questo, io l' avrei volentier fialtto; ma perciò che ,quaJl fosse la oogio111e, p,er che le cose che appresso si legg,eramno avveinfasero, non si poteva ,senza questa rammemorazion di.mostrare, quasi da 1I1eces- sità costretto, a scriverle mi conduco)). · Vuol dire che ,senza oosi terribile rivolgimeinto mm si potrel)be logic3Jllleintegiustificare la doecisioille, e la, vita, dei tre giovirunie delle sette donille. Ma ques,te parole han da essere intese in senso più profoi!ldo, perché in realtà nolll qualunque altro accidente, ma soltamto le ineluttabili atrocità della peste gli son necessarie a produrre quello specia1lis-simo stato d' amimo dei suoi personaggi (ch'è p,oi dell'autore stesso, i111tento ·al oopolavoro) : queUa Qibertà morale nel raccontare di chi è natura1moote onesto e diritto, ma non è più legato peil momento alla pratfoa della vita e alle ristret– tezze morali e ai pregiudizi ch'essa suol suggerire; e quella curiosità attenta e di,si1I1teressataa un tempo ,dei fatti umallli, propria di chi lungrumente li ha soff.erti e COlll forte decisiollle se ne è felicemente, se pur momentameame.nte, liberato, sì da s_entirsi come illl una effimera beata oasi della vita . .Tutti i p3 !rtfoola.ri del quaidl'o ,seguente ,SOlllo •atteggiwti in modo da suggerire l'idea di Ulllfelice eremo : il ooonodo palazzo di cam– pagna, « sopra una picciola montagnetta da ogni paJrte 1ontMla al– quanto rulle rstrade )), tutta coperta di :raTé rselvette, a.ttomiiata da. do1ci pendii co111 pr,a,ti e gia.l'dini ; la lieta solitudillle ~greste, i lenti BibliotecaGino B1anco

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