Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
16 M. Bonfantini IIlovelle <<d'avventura)), e fa sì che, arrivato in fondo, dovendo de:fi– lilire la vera essenm. del temperamento poetico del Boccac,cio, egli IIlOIIl trovi di megliò che una magTa formula scarsamente pe~suasiva («il poeta dell'i!Iltelligenza >>).E se guardiamo all'analisi del « proe– mio)) e derrla « cornioe )), ne vedremo la ragione. Non mancano anche qui riconoscimenti precisi: ma quel1o ch'egli non si cum abbastanm di cercare è il «perché>> di queste parti, il loro rapporto ideale col resto dell'opera: le ragiollli partioolruri che spililSero il poeta a prooder [a parola egli stesso in principio al suo libro, rivelaindoci oosi una pru'te intima dell',animo ,suo di crerutore. Sotto appM·enz-a autobiogra,fica s'apre infatti il Deoamerone) oon chiaro ,acce!Illlo alla liberazione oo naturali aing,osce che fino ad allora hanno tormentato l'uomo, e obbligato troppo spesso il poeta a forzar l'opera IIleill' amgusto giro del « fatto perso!Ilale >>. Quei ,suoi [ibri giovainili, i!Ilesperti fin che ·si vuole toonicamem.te, a guardarli bene dootro però sembrano più che al tro viziati da continue preoccupazioni autobiografiche, da un ambiguo altemar,si di giova111ile <Cinismoe di cautele che legamo come in UIIlafastidiosa rete le pagine. Affainnoso e troppo falso è il F'ilooolo) ma :sopraitt'll!tto per l'oppri- . mente impegno di ,disegnare quas! l'archetipo del« perfetto amore», vittorioso delile più illlverosimili trave.r,sie; mentre rp,oi U Boccaccio– a questa stessa perfezione non crede, e nOIIlgli sono per 111ulla chiare davanti le oondizioni, le esigenze e le possibilità secondo cui può m:1,sceree perpetuarsi n miracolo. N-0111 ha che UJil gralil desiderio di crederci, ma la ,sua vista amnebbiata non gli permette di decifrarne le .linee maestre, di soorgeooe l'ideale figura : Florio e Biainci:fiore, dopo alcuni spunti aill'inizio, ,sono impo_ssibili e vuoti, e _di fro1Ute aid essi ,stanno invece acri, vivi e crudamente sofferti, i risentimem.ti, i dubbi, i ra1U0ori: ·e troppo irnsisteinte si fa la triste f avola di Ida- 1agos : e .tutta .,questa sconrnessa, macchillla comprÌ.Irl!equasi sempre _i pochi momenti di felice abbandono. · Anche le favole della Teseide e del F'Uostrato appaiono così gra- . t1;1ite; 11':ùrtteressedel poeta si 1sente troppo spesso attratto fuori della sua 1steS1sa m0iteria : •spe~duto i11- oerm di ,qualche cinica e scon– solata sentenza 1Uel Filostrato) di Ulllaconclusione lieta ch'egli stesso sente ,sforzata, e perciò incredibHe, nelila Teseide. Crea felicemente, quasi ,suo malgrado, la graziosa :fignra dell'instabile Oriseida, ma la pietà pel tradito Troilo lo trascina malamente a maltrattarla; e troppo obblig0ita, è, 1Uella Teseide, la.generosità di Arcita, mentre la già d.lichiarata preferenza di Emilia per l'altro rende impos.si - bile, arbitraria, la felicità di PaJemooe. · Contrasti denunciatori di tlllla giovinezza agitata e divisa in opposte opiniOIIli (sotto l'apparente placidità festaiola che sembrò BibliotecaGino Bianco
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