Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
10 U. Fracchia a cavallo. Un giorno saltò l'estro a un certo Fla,viai.nodi rovesciargli addosso una bottiglia di profumo, e il delfi1110 prima perdette i sensi a quella novità, e si vide galleggiare come morto ; poi, riavutosi, per • alcuni mesi come ,sdegnato si tenne lontano dalla compagnia degli uomilili. Ritornò qualche tempo dopo, e. riprese a fare le stesse pro– dezze di prima. Se non che i signori che si recavamo a Ippo1I1eper vedere un pesce cosi straordinario abusa,r,ono talmente dell'ospitalità degli Ipponesi (bisogna anche sa,pere che a Ippone c'erano grrun cruntililee osterie) che questi, per liberarsi dei forestieri, 1o uccisero. « Se non basta, sentite quel che accadde a Jasso, dove un delfino s'era talmente affezionato a UIIlbambino che, per la troppa foga nel seguirlo in ,ogni luogo, un bel giomo rimase all'asciutto sulla rooa del lido e vi mori. Più pietoso ancora è il caso capitato a un altro ragazzo d:ella .stessa città, chiama.to Ermia, che spesso cavalcava UIIldelfino. Sorpresi al lar go da un'im provvisa burrasca, il ragazzo v'runnegò. Il delfino ne riportò il corpo in terra, e poi, quasi ricom.o– scoodo d'essere la causa, di tanta sciagura, anziché ritornarsene in mare, preferì la.sciarsi morire sulla spiaggia. Un caso simile accadde runche a Neupalto, e oosì altri .mille. Domrundatooe ai Tarentini. Ma torniamo ora a Simone. «Vedete laggiù quella costa.'? Ebbene, fra le tante acque morte che là ,si stendono fra Nimes e Narbonne, c'è uno sta,gno detto di Latère, dove i delfini hanno stl'etto società 0oi pescatori per dare la caccia ai muggini. In certa epoca ,.dell'arnno, quando la marea si ritira, una quantità i111numerevole ,di muggini si preeipita in mare per là stretta imboccatura dello sta.gno, e subito si buttam.o al largo, verso il golfo, oercando di fuggire il sol punto in cui po.ssolllo essere tese le reti. Non appena di questo si avvedono i pescatori (e vi accorrono a centinaia quando è ]a stagione, e molti am.chesolo per diletto), tutti quamti in ooro ,dalla spiaggia si mettono a chiamare: - Simone! Simone! - ; e /subito si vedono accorrere i delfilili a schiere, d 'ispor.si in :bell'ordine di battaglia, e, rfatto argi1I1edal lar,go ai mùggi ni, rica cciarli verso' 1o sfagno. Allora i pescatori circon– dano le reti, le sollevano <ionle forche; .e più i muggini cercano di saltarne fuori, più i delfini, combattendo agilissimamente fra le barche e i IIluotatori, ne uccidono. ·Questi poi, a cose finit~, ,se li mam.giano. ,Ma b<;;nsapendo che la loro fatica merita premio mag– giore che non il cibo di una s-olagiornata, tornano il ,giorno dopo; e no1I1 fanto per avere altri pesci, quamto per fare una ,scorpacciata di pam.einti!Ilto IIlel vino, di cui son(I ghiottissimi: 'nec piscibus tan– tum, sed intrita poois e vino satiantur' )). I marinai, dapprima increduli, incominciano a pensarci ,su. Uno dioo che infatti il sangue d/ei delfini è r,osso come ,quello dei qua– dr_upedi e degl~ uccelli, e il carpentiere (è lui che li maicella) mi spiega che le pmne •~el delfino, quene·del petto, quando sono scar- Bibliotecà G~no bianco
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